Agevolazioni

Piccola mobilità, l'Inps manda il conto

di Antonino Cannioto e Giuseppe Maccarone

Entro lunedì 15 settembre l'Inps spedirà ai datori di lavoro interessati le note di rettifica recanti gli addebiti contributivi relativi agli incentivi per l'assunzione dei lavoratori iscritti nelle liste della cosiddetta piccola mobilità ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del Dl 148/93 (L. 236/93). Se la tempistica preannunciata dall'Istituto nel messaggio 2889/14 verrà rispettata, prenderà così il via l'operazione di recupero di una riduzione contributiva che doveva essere protetta e garantita da una legge dello Stato e che, al contrario, mette i datori di lavoro in difficoltà.
Una questione che scotta, quella relativa al recupero delle facilitazione collegate all'assunzione agevolata dei lavoratori iscritti nelle liste di mobilità dopo essere stati licenziati da aziende di minori dimensioni. Tutto nasce sul finire del 2012, quando la legge di stabilità per il 2013 (L. 228/12) – contravvenendo a una prassi ventennale - non ha prorogato la possibilità d'iscrizione nelle liste di mobilità per i lavoratori licenziati per giustificato motivo da aziende di piccole dimensioni (meno di 15 dipendenti), né – soprattutto – ha rifinanziato gli incentivi in favore dei rapporti di lavoro riferiti a questi lavoratori.
In sostanza, dall'1 gennaio 2013 non solo i lavoratori meno fortunati non si sono potuti più iscrivere alle liste di mobilità, ma è anche venuta meno l'opportunità di reinserirli nel mercato del lavoro in modo agevolato e ciò anche se l'iscrizione era avvenuta entro il 31 dicembre 2012.
La mancanza di risorse ha anche pregiudicato le proroghe di contratti stipulati nel 2012 e sconfinati negli anni successivi. Dopo un'attesa durata alcuni mesi in cui si sono rincorse voci che davano per imminente l'inserimento del finanziamento in uno dei vari provvedimenti in corso di emanazione, il ministero del Lavoro, con il decreto direttoriale 264 del 19 aprile 2013 (successivamente corretto dal Dd 390 del 3 giugno 2013), ha sancito l'uscita di scena delle agevolazioni legate alla "piccola mobilità", prevedendo in sostituzione un bonus di 190 euro.
Ciò che più ha sconcertato dell'intera vicenda è che, per la mancata previsione legislativa dello stanziamento di fondi, le aziende che hanno assunto nel 2012 lavoratori regolarmente iscritti nelle liste di mobilità il cui rapporto di lavoro si è protratto negli anni seguenti, sono state private di una legittima facilitazione. Non è stato tenuto conto del fatto che, al momento dell'instaurazione del rapporto di lavoro, una norma prevedeva che l'agevolazione contributiva potesse avere una durata ampia (massimo 12 o 18 mesi in relazione alla tipologia di assunzione).
Si evidenzia che poco prima dell'interruzione per la consueta pausa estiva un'interpellanza è stata rivolta ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, invitandoli ad adoperarsi per reperire le risorse utili (stimate in poco più di 35 milioni) al fine di scongiurare l'invio delle note di rettifiche dell'Inps. L'impegno del Governo sembra essere garantito. Si spera, a questo punto, che con un atto di responsabilità si individuino i fondi necessari per rendere concreto il diritto a fruire delle agevolazioni contributive per chi è stato assunto entro il 2012. Si tratterebbe non solo del ripristino di un principio di legalità ma anche di un atto che contribuirebbe a rafforzare, nei cittadini/datori di lavoro l'idea di vivere in un Paese in grado di garantire il principio di "legittimo affidamento".

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