Agevolazioni

Garanzia Giovani: dall’Inps le istruzioni per l’uso del bonus occupazionale

di Francesca Barbieri


Un bonus da 189 milioni per le imprese che assumono. È previsto dal programma Garanzia Giovani a favore dei datori di lavoro che effettuano inserimenti a tempo indeterminato e a tempo determinato a partire dal 3 ottobre scorso (e fino al 30 giugno 2017) di giovani tra i 16 e i 29 anni non occupati né iscritti a corsi di studio o formazione registrati al programma (decreto direttoriale 1079\SegrDg\2014) .

L’incentivo - secondo quanto indicato dalla circolare Inps 118 del 3 ottobre scorso - spetta anche in caso di rapporto a tempo parziale, purchè sia concordato un orario di lavoro pari o superiore al 60% dell’orario normale. Un bonus che si potrà utilizzare mediante conguaglio con i contributi previdenziali mensilmente dovuti, seguendo la procedura indicata dalla circolare Inps, anche se il modulo necessario per fare domanda sarà disponibile solo nei prossimi giorni.

Un primo tassello per dare attuazione a un programma ben più ampio, che per ora procede a rilento. Secondo i dati diffusi dal ministero del Lavoro, sono iniziate le attività di “presa in carico” dei giovani registrati: su oltre 200mila iscritti , circa 69mila sono stati chiamati dai servizi per il lavoro per il primo colloquio e la profilazione e tra questi 50mila hanno ricevuto il primo colloquio di orientamento.

Le indicazioni del Cnel

In pratica, le regioni procedono in ordine sparso: c'è chi punta tutto, o quasi, su accoglienza e formazione e chi invece scommette sui tirocini. Il Veneto, ad esempio, non assegna risorse all'apprendistato, né alla promozione del servizio civile, ma scommette invece un terzo del proprio budget sulla formazione. La Sicilia, che destina il 23% dei fondi all'accoglienza, potenzia anche la formazione (con il 31% delle risorse), mentre il Lazio crede soprattutto su bonus assunzione e accompagnamento.
Un “federalismo” che rischia di complicare la vita di giovani e imprese, anche perché non è facile orientarsi tra le numerose delibere regionali con regole spesso diverse per accedere alle varie misure.

E, secondo il Cnel, sono cinque le azioni da mettere in campo per dare una chance lavorativa concreta alla platea di 1,8 milioni di under 30 potenzialmente interessati al programma. Si tratta del reinserimento scolastico, della qualificazione intensiva, della riqualificazione mirata, dell’inserimento con forte contenuto formativo e dell’apprendistato di alta formazione.
Azioni identificate nel rapporto sul mercato del lavoro 2013-14, che ipotizzando un rientro nel percorso scolastico per il 13% del bacino di utenza potenziale, evidenzia come quasi il 60% dei ragazzi necessiterebbe di interventi formativi mirati all'acquisizione di competenze specifiche o alla riqualificazione professionale, mentre per il 10% del target di riferimento (rappresentato da 184mila laureati) servirebbero misure di inserimento diretto, come l’apprendistato di alta formazione.

Appena il 28% dei giovani «pronto» per il lavoro

Dalla radiografia realizzata dal Cnel emerge però che appena il 28% dei giovani ha nel curriculum una formazione o un'esperienza lavorativa tale da poter ipotizzare un inserimento nel mondo del lavoro e balza agli occhi l'incidenza dei giovani con scarsa scolarizzazione nelle regioni del Mezzogiorno, dove secondo i ricercatori del Cnel emergerà con maggiore prepotenza il problema della qualificazione e riqualificazione dei ragazzi in cerca di lavoro, mentre nelle altre aree della Penisola sarà cruciale anche il disegno di efficaci misure di orientamento, consulenza intensiva, inserimento/reinserimento lavorativo eventualmente accompagnati con una forte componente di natura formativa.

A livello nazionale 670 mila ragazzi hanno al massimo la licenza media e la maggioranza (464mila) non ha avuto negli ultimi due anni alcuna esperienza lavorativa. Tra i 139mila giovani con la qualifica professionale, sono 88mila quelli che dichiarano di non avere mai lavorato negli ultimi due anni. E non va meglio ai diplomati: su 798mila sono 536mila quelli completamente esclusi dal mercato da 24 mesi.
Nelle regioni del Sud la quota di giovani che richiedono ulteriori skills per aumentare le chance di trovare un impiego di qualità arriva al 77,7%, percentuale che scende al 64,1% del Centro Italia e al 65,1% al Nord. “Se nelle regioni del Centro-Nord – evidenziano i ricercatori del Cnel – più di un terzo degli interventi potrebbe concentrarsi su misure di inserimento diretto nel mercato, attraverso il sussidio di un bonus occupazionale o attraverso forme di lavoro incentivato, nel Mezzogiorno solo un quinto dei Neet sembra disporre di un livello di capitale umano sufficiente a entrare direttamente nel mondo del lavoro”.

Il decreto del ministero del Lavoro

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