Agevolazioni

Barriere burocratiche e spostamenti di regione frenano il “Garanzia giovani”

di Gianni Bocchieri


Quasi nessuno difende il piano “Garanzia giovani”, nemmeno dopo le ultime modifiche del ministero del Lavoro al bonus occupazionale che l'hanno esteso all'apprendistato professionalizzante, che hanno consentito il computo delle proroghe del contratto a termine per raggiungere la durata minima incentivata di sei mesi e che lo hanno reso cumulabile con il robusto incentivo triennale ai contratti a tempo indeterminato introdotto dalla legge di stabilità.


Le maggiori critiche si concentrano sul fatto che il piano sarebbe stato declinato troppo diversamente dalle Regioni, sulla differenza tra i giovani iscritti al programma e quelli che hanno effettuato il colloquio di presa in carico e sui modesti risultati occupazionali raggiunti.


Sebbene sia corretto adottare il numero di avviamenti al lavoro come forma di accountability, si dovrebbe meglio indagare sulle ragioni che spingono molti giovani ad abbandonare il programma dopo avervi aderito, anche senza cimentarsi in articolate analisi sociologiche. Infatti, in molti casi l'abbandono è facilmente spiegabile sia con il fatto che il contatto burocratico della presa in carico non è sicuramente un convincente incentivo all'attivazione dei giovani per la ricerca di lavoro, sia con il fatto che la necessità di sostenere lo spostamento dalla regione di residenza a quella scelta per fruire di Garanzia giovani solo per completare la profilazione determina l'immediato abbandono del programma, non fosse altro che per non sostenere le spese di viaggio.


Forse è ancora troppo presto per esprimere giudizi assoluti su Garanzia giovani e forse è meglio riflettere sugli effetti che il programma ha già prodotto nel mercato del lavoro italiano dal suo avvio. A più di dieci anni dalla previsione normativa che ha riconosciuto alle regioni la possibilità di introdurre dispositivi di accreditamento di operatori pubblici e privati per i servizi all'impiego, sono ancora pochissime quelle che l'hanno fatto, le quali hanno conseguentemente realizzato un albo degli operatori accreditati e che hanno stabilito un collegamento stabile tra politiche attive del lavoro e strutture accreditate. Questo processo ha subito un'accelerazione solo nell'ultimo anno grazie a Garanzia giovani e tornerà immediatamente utile con la partenza del “contratto di ricollocazione”, già introdotto dal Jobs Act, che ne affida l'esecuzione proprio agli operatori al lavoro accreditati.

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