Agevolazioni

Troppi Neet non raggiunti da Garanzia giovani

di Silvano Imbriaci

La Corte dei conti europea certifica il sostanziale fallimento del programma occupazionale Garanzia giovani (in Italia attuato con decreto direttoriale 1709 dell'8 agosto 2014 e successivi; si veda anche la circolare Inps 59/2016). E' questo in sintesi il contenuto della relazione speciale 5/2017 (Disoccupazione giovanile: le politiche UE hanno migliorato la situazione? Una valutazione della garanzia per i giovani e dell'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile), con la quale la Corte dei conti europea espone i risultati di un'analisi delle politiche attive per il lavoro giovanile condotta in alcuni Stati membri (Irlanda, Spagna, Francia, Croazia, Portogallo, Slovacchia e Italia), incentrata sugli effetti in margine alla popolazione disoccupata e inattiva (cosiddetti Neet: neither in employment, education or training) dei programmi predisposti a sostegno dell'occupazione di questi soggetti e sui limiti e le disfunzioni che tali politiche hanno evidenziato nel corso della loro applicazione.

In chiave europea, con l'espressione Garanzia giovani si intende una politica attiva finalizzata ad assicurare a tutti i giovani fino a 25/29 anni di età un'offerta qualitativamente valida di lavoro, oppure ulteriore istruzione o apprendistato, entro un periodo di 4 mesi dall'uscita dal ciclo formale o dall'inizio della disoccupazione. La Corte ha esaminato i risultati che i programmi di Garanzia giovani hanno prodotto in alcuni Stati membri, nel periodo 2013/2016. Secondo la Corte, sebbene siano stati registrati progressi nell'attuazione della garanzia per i giovani, e anche alcuni risultati, nel complesso la situazione attuale non rispecchia le aspettative iniziali create dall'introduzione del programma, soprattutto con riferimento all'effetto di assicurare a tutti i Neet entro quattro mesi un'offerta qualitativamente valida nel senso sopra precisato.

Una delle ragioni di questa situazione è rappresentata dall'impossibilità di raggiungere l'intera popolazione Neet con le sole risorse messe a disposizione del bilancio Ue, combinata con la povertà delle risorse messe a disposizione degli Stati a favore dell'occupazione giovanile. Da qui una serie di raccomandazioni in vista delle prossime politiche ed iniziative in materia di occupazione, rivolte sia alla Commissione che agli Stati membri: l'apposizione di aspettative e obiettivi realistici e raggiungibili; la preventiva e adeguata analisi delle carenze e del mercato; l'obiettivo di registrare l'intera popolazione Neet, stabilendo strategia appropriate a tal fine; indicare un costo dell'attuazione della Garanzia giovani per l'intera popolazione e stabilire la priorità delle misure adottabili in relazione agli stanziamenti disponibili; selezionare le offerte qualitativamente valide come quelle corrispondenti al profilo del partecipante e volte ad un'integrazione sostenibile nel mercato del lavoro; migliorare i sistemi di monitoraggio e analisi della popolazione Neet, anche per minimizzare il rischio di sovrastima dei risultati. La relazione offre poi alcuni spunti interessanti, a partire dal tasso di disoccupazione accertato sia per la popolazione attiva (tra i 25 e i 74 ani) sia per la classe di età tra i 15 e i 24 anni, con il dato obiettivo di ca 4,2 milioni di giovani al di sotto dei 25 anni ancora disoccupati nell'intera Ue alla fine di giugno 2016 (in Italia – in terza posizione- il 37,2%).

Nel quadro della valutazione complessiva degli Stati esaminati, l'Italia certamente presenta alcune difficoltà peculiari, che riguardano prima di tutto il sistema di classificazione ed identificazione dei giovani inattivi (è richiesta una successiva registrazione specifica che ha rallentato ed appesantito molto il processo di acquisizione di dati reali). Infine, in relazione all'inserimento e alle forme di “uscita” dal sistema, la Corte ha potuto evidenziare che il nostro programma non è riuscito ad offrire una proposta di lavoro valida in tempi ragionevoli agli iscritti e che le uscite positive registrate in effetti non sono di qualità, perché si riferiscono a forme di lavoro identificabili come tirocini, mal retribuiti e con ritardo.

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