Agevolazioni

Sgravi all’impresa che assume solo se comunica i posti vacanti

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Reddito e pensioni di cittadinanza interessano nel complesso una platea di 1,7 milioni di nuclei familiari, pari a 4,9 milioni di persone: la durata del beneficio è di 18 mesi (rinnovabili di ulteriori 18), ma passati 12 mesi senza avere avuto alcuna offerta di lavoro, la prima proposta può arrivare entro un raggio di 250 km dalla residenza del beneficiario. In caso di proroga di ulteriori 18 mesi del sussidio, si è invece obbligati ad accettare una proposta di lavoro in tutta Italia, ma solo se ci si trova in famiglie senza minori e senza disabili (in precedenza l’obbligo era generalizzato): in tal caso il beneficiario continua ad avere il sussidio per tre mensilità dopo l’assunzione, a titolo di incentivo.

Le novità sono contenute nell’ultima bozza della relazione al Dl che sarà portato oggi all’esame della riunione del pre-consiglio dei ministri. Il datore di lavoro che assume a tempo pieno e indeterminato un beneficiario del reddito di cittadinanza ha uno sgravio contributivo da 5 mensilità (6 per donne e soggetti svantaggiati) a 18, per un valore mensile al massimo di 780 euro sotto forma di sgravio contributivo. Sono fissati tre “paletti”. Il primo: il lavoratore non deve essere licenziato nei primi 24 mesi senza giusta causa o giustificato motivo. Il secondo: l’impresa deve comunicare al portale del programma (Siupl) le disponibilità dei posti vacanti. Se l’assunzione avviene grazie all’attività svolta da un’agenzia per il lavoro accreditata, l’incentivo verrà diviso a metà tra impresa e soggetto privato. Il terzo: il datore di lavoro, da queste assunzioni, deve avere un effettivo incremento di personale a tempo pieno e indeterminato (escluse le imprese che nel triennio precedente sono state sanzionate per violazioni previdenziali o sulle condizioni di lavoro anche se non in modo definitivo). Enti bilaterali e Fondi interprofessionali possono stipulare con i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro un patto di formazione per garantire al beneficiario un percorso formativo o di riqualificazione professionale. Se il beneficiario del sussidio trova un lavoro coerente con il profilo formativo, gli enti otterranno metà dell’incentivo. Se il beneficiario, entro i primi 12 mesi di fruizione del reddito di cittadinanza, riesce ad avviare un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale, ha in un unico pagamento un incentivo pari a 6 mensilità (2 mensilità nelle versioni precedenti).

La bozza conferma che la quota del Rdc di integrazione al reddito legata alla composizione del nucleo familiare oscilla da 500 euro mensili (per un single) a 1.050 euro (nucleo con tre adulti e due minorenni), ai quali si aggiungono 280 euro mensili di contributo all’affitto se i beneficiari non sono proprietari di casa.

L’avvio è fissato al 1° aprile, ma diversi nodi vanno sciolti. In primis, il confronto con le regioni che hanno la titolarità concorrente sui servizi per il lavoro (la conferenza Stato-Regioni si riunirà il 17 e il 24 gennaio).

Le regioni sono in allarme. Per la gestione del reddito di cittadinanza sono previste nuove piattaforme di collegamento telematico tra i diversi soggetti coinvolti, ancora da implementare. Preoccupa la mancanza di un sistema informativo completo, in grado di connettere i molteplici attori coinvolti, e l’assenza delle relative banche dati, motivo per cui le regioni ritengono troppo ottimista la tempistica fissata dal governo. Non si conosce in quali tempi si prevede il rafforzamento degli organici dei centri per l’impiego. Anche la Lombardia, considerata un modello all’avanguardia sul fronte delle politiche attive, con un sistema che fa perno su pubblico e privati. «Il potenziamento dei centri per l’impiego dovrebbe essere propedeutico al decollo del reddito di cittadinanza – spiega l’assessore al Lavoro lombardo, Melania Rizzoli –. Ma la bozza di provvedimento fornisce indicazioni confuse. Alle strutture pubbliche, per esempio, vengono assegnati compiti che nulla hanno a che vedere con i servizi all’impiego e con le politiche attive. Inoltre, non ci sono indicazioni su come saranno investite le risorse per potenziare queste strutture, oltre alle assunzioni di personale».

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