Agevolazioni

Un incentivo anche a creare nuove imprese individuali

di Antonio Longo, Antonio Tomassini

I nuovi incentivi fiscali in vigore dal 1° maggio rendono ancora più appetibile e più ampio il regime che da qualche anno mira ad attrarre in Italia capitale umano (articolo 16 del Dlgs 147/2015, modificato dal decreto «crescita» 34/2019).

Si va oltre il cosiddetto rientro dei cervelli, perché l’agevolazione, che prevede una riduzione del 70% e, per chi si trasferisce al Sud, del 90% dell’imponibile tassabile, è alla portata di tutti quelli – inclusi i lavoratori mai stati residenti in Italia e le professionalità minori – che trasferiranno la residenza fiscale nel Paese dal 2020.

Anche l’ambito oggettivo dell’agevolazione si amplia e a fruire del beneficio, oltre al lavoro dipendente e autonomo, sarà anche chi avvia un’attività di impresa, con un forte impulso a stabilire nuove imprese individuali nel nostro Paese. Sono forse ancor maggiori, restando al mondo imprenditoriale, i vantaggi indiretti. Le aziende italiane potranno attrarre talenti di ogni tipo (ciò vale anche per le società sportive, tra quelle che fanno più clamore) che avranno tutto l’interesse a stabilirsi in Italia. Dal punto di vista temporale, è necessario infatti essere stati residenti fiscalmente fuori dal nostro Paese nei due anni precedenti (irrilevante invece il requisito dell’iscrizione o meno all’Aire) e l’impegno a rimanere in Italia per almeno due anni. I nuovi benefici decorrono dal 2020 (anche se sotto il profilo civilistico ci si può trasferire già nella seconda metà del 2019). La detassazione dura per cinque anni e si prevedono agevolazioni rafforzate per chi si trasferisce al Sud, con detassazione al 90% del reddito imponibile.

L’incentivo può essere esteso per ulteriori cinque anni, con detassazione al 50% se il lavoratore ha figli minorenni o a carico o diventa proprietario di un’abitazione in Italia. Per chi ha tre figli, all’estensione temporale si aggiunge la detassazione del reddito al 90 per cento. Tra le modifiche che potrebbero arrivare con la legge di conversione al Dl 34/2019, la più rilevante dovrebbe prevedere una estensione dei maggiori benefici previsti anche a coloro che - già fruitori della vecchia agevolazione - abbiano trasferito la residenza in Italia prima del 2020. La modifica riguarderebbe i lavoratori altamente qualificati che già potevano fruire dei benefici e che altrimenti sarebbero ingiustificatamente discriminati.

Puntare su agevolazioni che premiano le aziende e il lavoro è cruciale. Sul fronte italiano meritano di essere segnalate le recenti iniziative quali le agevolazioni volte all’assunzione dei cosiddetti innovation manager (contributi alle aziende fino al 50% del costo del manager) e il pacchetto welfare introdotto dalle manovre 2016 e 2017, che ha potenziato l’accesso al regime di tassazione sostitutiva dei premi di risultato e incentivato il ricorso alle forme di welfare ritenute più meritevoli di tutela per soddisfare esigenze sociali.

Qui il principale riferimento normativo continua a essere il Tuir, che, agli articoli 51 (erogazioni a favore dei dipendenti) e 100 (oneri di utilità sociale), individua somme e valori che, se erogati dal datore di lavoro alla generalità dei dipendenti, non concorrono a formare il reddito del dipendente e sono deducibili dal datore di lavoro ai fini Ires.

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