Agevolazioni

Professionisti, «Resto al Sud» a progetti con Ateco diverso

di Alessandro Sacrestano

L’incentivo «Resta al Sud »– disciplinato dal decreto interministeriale 174/17, – si rifà il look. In attesa di allargare ulteriormente dal 2020 la platea dei beneficiari, nel frattempo l’agevolazione si apre ai soggetti che svolgono attività libero-professionali. Si tratta dei soggetti iscritti in ordini o collegi professionali, ma anche degli esercenti professioni non organizzate in ordini o collegi disciplinate dalla legge 4/13. Ampliato anche il range anagrafico degli aspiranti beneficiari: ora le porte delle sovvenzioni si aprano a tutti i soggetti di età compresa tra i 18 e i 45 anni, residenti nelle regioni ammesse (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) e già costituiti all’atto della presentazione della domanda o, al massimo, che vi si trasferiscano nei 60 giorni dopo la comunicazione dell’esito positivo dell’istruttoria, che diventano 120 per i residenti all’estero.

I richiedenti non devono essere titolari di contratti di lavoro dipendente né trovarsi nell’esercizio di imprese, o comunque essere stati beneficiari, nell’ultimo triennio, di ulteriori incentivi nazionali a favore dell’autoimprenditorialità. I liberi professionisti non devono essere stati titolari di partita Iva per l’esercizio di un’attività analoga a quella proposta nei dodici mesi precedenti la presentazione della domanda di agevolazione. Più nel dettaglio, è inibito l’accesso alle agevolazioni per i professionisti che risultano essere titolari, nei dodici mesi precedenti la presentazione della domanda, di partita Iva associata a un codice Ateco identico, fino alla terza cifra di classificazione delle attività economiche, a quello corrispondente all’attività oggetto domanda di ammissione alle agevolazioni. Oltre ai professionisti che, se richiesto dovranno essere iscritti negli appositi albi professionali, chi presenta istanza di agevolazione deve operare in forma di impresa individuale o di società, anche cooperativa, a questo punto costituite anche tra professionisti.

Le imprese così composte, o i liberi professionisti, dovranno mantenere la loro residenza, o sede legale, nei territori agevolati per tutta la durata del finanziamento. Nel caso delle società, il Regolamento chiarisce che nella compagine potranno figurare anche soggetti privi dei precedenti requisiti, purché in misura non superiore a un terzo, e che gli stessi non abbiano rapporti di parentela fino al quarto grado con gli altri soggetti richiedenti. A ciascun progetto potrà essere attribuito un finanziamento fino a 50mila euro per ogni richiedente dotato dei requisiti di ammissibilità alla misura e, comunque, fino a un ammontare totale di 200mila euro.

Il finanziamento – rimborsabile in otto anni dall’erogazione del finanziamento, di cui i primi due anni di pre-ammortamento – è concesso a copertura del 100% delle spese ammissibili, ed è così strutturato:
1) 35% come contributo a fondo perduto erogato dal Soggetto gestore (da non rimborsare);
2) 65% sotto forma di finanziamento bancario a condizioni agevolate.

Mentre gli interessi saranno abbattuti tramite un contributo in conto interessi erogato da Invitalia, l’intervento del Fondo centrale di garanzia per le Pmi permetterà di coprire fino all’80% del finanziamento bancario.

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