Agevolazioni

«Ammortizzatori per il calo del reddito»

di Valeria Uva

In assenza dell’iniziativa governativa i professionisti si rimboccano le maniche e provano a fare da soli. Il tema delle tutele per gli autonomi è sparito dall’agenda di Governo dal lontano 2018, quando il Jobs act degli autonomi si è fermato a metà strada. «Su quel provvedimento avevamo investito molto» ricorda amareggiato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, l’organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti, stanco «di promesse disattese e di tavoli mai convocati». Al Cnel Stella coordina la Consulta sul lavoro autonomo che comprende sia le professioni ordinistiche che quelle non regolamentate.

Da dove si riparte quindi?

Alla Consulta stiamo completando il lavoro su un disegno di legge che presenteremo come Cnel con le tutele più urgenti da attivare.

Quali sono?

Occorre garantire subito a tutte le professioniste, comprese quelle iscritte alla gestione separata Inps, indennità di maternità adeguate. Poi è ora di disegnare ammortizzatori sociali in caso di calo dei redditi anche per i professionisti.

Come dovrebbero funzionare?

I dettagli sono ancora da definire, ma l’ipotesi è quella di un sostegno in caso di un calo significativo del reddito, ad esempio intorno al 30%, da documentare. Ma la misura non deve avere un carattere solo assistenziale: parte del sostegno è pensato come politica attiva del lavoro, per finanziare la formazione e la riconversione del professionista in difficoltà verso nuove attività.

Quali altri coperture sono necessarie in termini di welfare per gli autonomi?

Occorre spingere sull’assistenza sanitaria integrativa per questo mondo che ormai comprende oltre 1,4 milioni di lavoratori. A differenza dei lavoratori dipendenti, per noi ancora non esistono incentivi fiscali in grado di promuovere davvero le coperture previdenziali e assicurative integrative.

A proposito di politiche attive, il Jobs act degli autonomi puntava anche ad estendere ruoli e funzioni di alcune categorie professionali.

Una necessità tuttora attuale. Quota 100 ha svuotato molti uffici pubblici. Manca personale negli ospedali, nei tribunali e negli uffici tecnici. E i concorsi per rimpiazzare chi è uscito hanno tempi lunghi. Perché non affidare alcuni compiti pubblici ai professionisti qualificati? A patto, però, che siano remunerati con compensi equi.

Può bastare una proposta di legge del Cnel per riaccendere l’attenzione di Governo e Parlamento verso gli autonomi?

Il tema è sempre più urgente: non solo l’Istat ci segnala un calo di oltre 41mila unità ma anche dal nostro osservatorio cogliamo segnali preoccupanti. La libera professione non rappresenta più uno sbocco lavorativo interessante: aumenta il numero delle professioni ma i redditi sono in calo, il mercato è sempre più globalizzato e, appunto, le tutele sono quasi assenti.

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