Agevolazioni

Sud, doppio percorso per gli aiuti al lavoro

di Carmine Fotina

L a doppia proposta per sostenere l’occupazione al Sud resta al centro del pacchetto che il ministro Giuseppe Provenzano sta spingendo in vista del piano italiano per il Recovery fund. Almeno per ora le misure non compaiono nelle bozze del decreto agosto e, considerata anche l’elevata copertura finanziaria richiesta, una loro anticipazione sembra difficile.

Provenzano lavora alla fiscalità di vantaggio nella forma di riduzione del costo del lavoro e all’«incentivo occupazione Sud» con forte orientamento a favore delle donne. Due norme che, se passeranno la selezione finale che opererà Palazzo Chigi tra i progetti da finanziare con il Recovery plan, avranno due diversi percorsi in sede europea. Molto più complesso quello per la fiscalità di vantaggio, da sempre bocciata a livello comunitario. In questo caso la bozza di misura parla di un taglio del 30% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati (con esclusione dei premi e contributi relativi all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali) per ogni lavoratore dipendente la cui sede si trovi in una regione del Sud. La misura, se in extremis fosse introdotta per i mesi restanti del 2020, ad esempio con il Dl agosto, potrebbe passare sfruttando le deroghe in materia di aiuti di Stato fissate dalla Commissione Ue con il Quadro temporaneo. Ma, se rientrerà nei progetti del Recovery, non potrà scattare prima del 2021. A quel punto si può sperare in una proroga da parte di Bruxelles delle deroghe, con attuazione della misura affidata poi alle Regioni. Altrimenti bisognerebbe procedere con la notifica alla Commissione e avviare il negoziato per ottenerne la compatibilità con le regole Ue (l’obiettivo del ministero del Sud è una misura valida fino al 2029 con intensità decrescente, che passa al 20% nel 2026 e al 10% dal 2028).

Più semplice il percorso per l'«incentivo occupazione al Sud». In questo caso si punta a uno sgravio contributivo più alto (50% per gli uomini nella categoria dei lavoratori svantaggiati e 100% per le donne) per assunzioni con contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato fino al 2022. La decontribuzione sarebbe applicata su base mensile, per un massimo di 24 mesi, e si applicherebbe anche ai casi di trasformazione di un contratto a tempo determinato o di prosecuzione di un apprendistato in un contratto a tempo indeterminato. Per questa misura, in particolare per le donne, la proposta in bozza è stata elaborata considerando i limiti previsti in materia di aiuti all'occupazione nel Regolamento della Commissione 651/14. Per questo il ministero conterebbe di procedere con la comunicazione in esenzione dopo l'approvazione della norma. Potrebbe essere comunque utile, secondo i tecnici al lavoro sul dossier, avviare un'istruttoria informale con la Commissione e già in questa fase.

Come detto, oltre a quelle delle regole europee, è rilevante anche il tema delle coperture. Il ministero stima che la somma dei due interventi abbia un onere per la finanza pubblica di 4 miliardi nel 2021 e di 4,6 miliardi nel 2022 per poi decrescere. Un calcolo che tiene conto degli effetti positivi indiretti per l’erario che deriverebbero dall’aumento del gettito Ires/Irpef. Senza considerare questi ultimi, ovviamente il computo sale e supera i 5 miliardi annui tra il 2021 e il 2025 per poi calare.

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