Agevolazioni

Assegno unico ai figli da gennaio ma vanno trovati 10 miliardi

di Valentina Melis

C’è un pezzo di riforma dell’Irpef sul quale potrebbero convergere i quattro partiti della maggioranza e quelli di opposizione: è l’assegno unico e universale per i figli. Il disegno di legge per introdurlo, il 21 luglio ha incassato il via libera della Camera con 452 voti favorevoli su 453 deputati presenti. In pratica, si tratta di una erogazione di denaro mensile (o di un credito d’imposta) che le famiglie dovrebbero ottenere per ciascun figlio, dal settimo mese di gravidanza, fino al ventunesimo anno di età. E non solo i lavoratori dipendenti, ma anche gli autonomi, i liberi professionisti, gli incapienti, i disoccupati.

È un pezzo di riforma fiscale perché un terzo delle risorse necessarie deriverebbero dai fondi attualmente destinati alle detrazioni Irpef per figli a carico (che valgono 8,2 miliardi, sui 25,9 ritenuti necessari per far funzionare a regime l’assegno unico). E lo è anche perché, tra le altre risorse che il Governo sta cercando per il nuovo strumento, due miliardi dovrebbero andare ad alleggerire il cuneo fiscale a carico delle imprese, che in parte oggi finanziano gli assegni al nucleo familiare: un’altra prestazione che dovrebbe confluire nel nuovo assegno unico. Tra gli obiettivi, ci sarebbe infatti anche quello di portare completamente a carico della fiscalità generale il finanziamento degli assegni per i figli.

I tempi per l’approvazione

Settembre sarà un mese decisivo per l’assegno unico: il Ddl licenziato da Montecitorio dovrà essere approvato dal Senato, dove è stato assegnato alla commissione Lavoro. Trattandosi di un disegno di legge delega, però, dovrà essere seguito dai decreti attuativi, a cura dei ministri per la Famiglia, del Lavoro e dell’Economia. Il percorso parlamentare dell’assegno unico è legato a doppio filo con quello della legge di Bilancio 2021, perché dai fondi disponibili dipenderà l’ampiezza dell’intervento.

Il nodo risorse

L’assegno unico sarà finanziato in parte con il graduale superamento o con la soppressione di misure già esistenti, come gli assegni per il nucleo familiare e le detrazioni per figli a carico, il bonus bebé, il premio alla nascita. In tutto, un tesoretto da 15 miliardi dal quale si potrebbe attingere, magari per gradi.

Per finanziare a regime la misura, però, si stima che servano altri dieci miliardi. In parte, per concedere risorse aggiuntive a chi già oggi ha prestazioni a sostegno della famiglia e per ampliare la platea dei beneficiari. In parte, poi, per garantire che nessuna famiglia, con il passaggio dal vecchio al nuovo assetto, percepisca meno risorse di oggi. In parte, infine, per ridurre il cuneo fiscale alle imprese.

Trovare dieci miliardi significherebbe fare dell’assegno unico una delle misure portanti della manovra 2021: per avere un termine di confronto, è il valore del bonus Renzi (9,8 miliardi nel 2018). Ed equivale ai fondi che erano stati inizialmente stanziati per il reddito di cittadinanza (poi limitati a sette miliardi).

L’aiuto del Recovery Fund

Un aiuto potrebbe arrivare dal Recovery Fund, come ritiene il ministro per la famiglia Elena Bonetti: «È importante - spiega - riuscire a far partire l’assegno unico e universale da gennaio 2021. Il Recovery Fund libera risorse e molte potranno convergere sull’assegno. Il calcolo delle necessità andrà fatto nel quadro di una riforma fiscale. Inoltre, nuove entrate potranno essere assicurate da una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, un pilastro del Family Act».

La sfida è invertire il calo della natalità, costante da anni, e che potrebbe essere aggravato dall’effetto Covid sull’economia nel 2020 e 2021. «Molti Paesi - nota il deputato Stefano Lepri (Pd), tra i primi firmatari di progetti di legge sull’assegno unico - hanno aumentato il numero di figli per donna con misure simili, dal Kindergeld in Germania al child benefit in Gran Bretagna».

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