Agevolazioni

Taglio costo del lavoro al Sud, probabile proroga per tre anni

di Carmine Fotina

Per il taglio del costo del lavoro al Sud la legge di bilancio potrebbe partire per ora da una proroga triennale, rinviando a un altro provvedimento la stabilizzazione fino al 2029 di cui il governo sta discutendo con la Commissione europea. Questo almeno è quanto si evince dalle tabelle della manovra finora circolate, anche se la partita sembra ancora aperta e il ministero del Sud avrebbe presentato al ministero dell'Economia e a Palazzo Chigi una possibile soluzione strutturale con un mix di fonti finanziarie.

È un fatto comunque che, dopo l'approvazione «salvo intese» da parte del consiglio dei ministri del 18 ottobre, nel dettaglio delle norme la legge di bilancio sia ancora un cantiere da chiudere. Con tutto quello che ne consegue in termini di incertezza per le imprese investite da una comunicazione governativa intrisa di messaggi discordanti e generici.

Limitandoci alle cifre finora emerse, si può ricordare che il comunicato del consiglio dei ministri indicava 13,4 miliardi per il triennio 2021-2023 riservati appunto all'esonero del 30% dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro privati non agricoli per rapporti di lavoro dipendente al Sud (misura introdotta dal decreto agosto limitatamente agli ultimi 3 mesi del 2020). Lo stesso comunicato citava la proroga nel 2021 del credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nel Mezzogiorno, senza precisare una cifra. È noto che la misura finora in vigore ha avuto un costo annuo per l'erario di 674 milioni mentre con un post su Facebook il ministro dell'Economia ha parlato di 1 miliardo di euro.

Il Documento programmatico di bilancio pubblicato lunedì sul sito del ministero dell'Economia offre invece una stima unica, calcolata in rapporto al Pil, che calcola sia gli effetti finanziari per la decontribuzione sia quelli per il “bonus” investimenti. L'onere ammonta a 6,7 miliardi per il 2021 e cala al 2023 anche per gli effetti indiretti positivi.

Rendere nota la composizione precisa delle norme è comunque urgente per consentire alle imprese la pianificazione degli investimenti. Sarà importante ad esempio capire se il credito di imposta per i beni strumentali avrà le stesse caratteristiche e gli stessi scaglioni oggi in vigore. Così come sarà decisivo capire se, oltre al rifinanziamento in manovra, per la proroga della decontribuzione continuerà a essere necessaria l'adozione di un provvedimento attuativo (un Dpcm) da emanare entro novembre.

Chiarezza servirebbe rapidamente anche per delineare i contorni delle misure altre misure per lo sviluppo, stavolta a carattere nazionale, pur preannunciate. Un puzzle di rifinanziamenti di interventi già esistenti: “Nuova Sabatini”, Fondo di garanzia, fondi per l'internazionalizzazione, credito di imposta per le Pmi che si quotano in Borsa, incentivi per la patrimonializzazione, bonus per il ricambio dei televisori, agevolazioni per la trasformazione digitale delle Pmi e dei voucher per gli innovation manager.

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