Agevolazioni

Ibrahimovic e Belinelli «evasori» senza colpa

di Marco Bellinazzo e Stefano Grilli

Un’opinabile interpretazione e un ritardo di un anno e mezzo nell’emanazione di un decreto attuativo. Sono questi gli ingredienti che hanno probabilmente indotto l’agenzia delle Entrate (con la circolare n. 33/E/2020 del 28 dicembre) a preparare e servire una pietanza natalizia particolarmente indigesta per il mondo del calcio e più in generale per tutti gli sportivi professionisti, sospendendo di fatto l’applicabilità del bonus fiscale contenuto nel decreto Crescita approvato nella primavera del 2019, con buona pace del legittimo affidamento.

L’agevolazione (comma 5-quater) che ha ampliato agli sportivi professionisti il regime dei cosiddetti lavoratori «impatriati» (articolo 16 del Decreto Internazionalizzazione) è stata infatti usata in questi mesi soprattutto da club di Serie A nel calcio e nel basket per attirare in Italia campioni altrimenti inavvicinabili, grazie a uno sconto del 50% sul carico fiscale legato al loro ingaggio.

Salvo appunto scoprire lo scorso lunedì sera che questa misura è da ritenersi non ancora operativa. Lo stesso decreto Crescita, inserendo il comma 5-quinquies, ha previsto che gli sportivi professionisti che beneficiano di tale regime debbano versare un contributo pari allo 0,5% della base imponibile a favore dei settori giovanili. In particolare, viene individuato un iter che porta a incanalare queste risorse nel bilancio della presidenza del Consiglio dei ministri. Ciò attraverso un Dpcm che su proposta dell’Autorità di Governo delegata per lo Sport e di concerto con il ministero dell’Economia, identifichi i «criteri e le relative modalità di attuazione».

Ora, nella circolare 33, l’Agenzia, sulla base di un parere conforme emesso lo scorso ottobre dallo stesso dicastero dell’Economia, ritiene che le disposizioni in tema di impatriati non siano tuttora applicabili agli sportivi professionisti propria a causa della mancata adozione di questo Dpcm e che non lo saranno fino all’emissione del decreto. Questa interpretazione lascia perplessi. posto che il comma 5-quater è incondizionato e che il comma 5-quinquies dispone che il Dpcm debba individuare i «criteri e le relative modalità di attuazione» del trasferimento del contributo straordinario dello 0,5%, ma non sembra avere alcun rilievo con la norma sostanziale.

Inoltre, il comma 2 dell’articolo 5 del decreto Crescita con riferimento alla norma sugli sportivi professionisti ne prescrive l’applicazione a partire dal periodo di imposta 2019.

La soluzione dell’Agenzia desta ancor più perplessità e preoccupazione per i datori di lavori che nel corso del 2020 hanno effettuato ritenute alla fonte “insufficienti” mettendo sotto contratto stelle del calcio come Zlatan Ibrahimovic e Christian Eriksen o del basket come gli italiani ex Nba Luigi Datome e Marco Belinelli. Se tale interpretazione non sarà rivista, essi dovranno procedere con il ravvedimento operoso ovvero prepararsi ad un contenzioso con il fisco sapendo che in caso di soccombenza potrebbe configurarsi il reato omesso versamento delle ritenute (articolo 10-bis del Dlgs 74/2000). Al fine di scongiurare tale reato si potrebbe procedere con il ravvedimento operoso per poi chiedere a rimborso le ritenute versate e instaurare un contenzioso.

Il termine ultimo per operare il conguaglio e “restituire” le ritenute per decine di milioni fin qui (legittimamente) non versate scade in ogni caso il 28 febbraio 2021. Prima che si creino situazioni ancora più ingarbugliate sarebbe auspicale l’emanazione del Dpcm o almeno un “Var fiscale” da parte dell’Agenzia che porti alla revisione in corsa dell’interpretazione.

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