Agevolazioni

Assegno unico in cerca di conferme

In Italia oggi il costo di un figlio da zero a 18 anni per un reddito medio è di 171mila euro, ha recentemente ricordato la Fondazione Forum Famiglie che proprio oggi lancia la campagna nazionale #1euroafamiglia per aiutare migliaia di nuclei messi in ginocchio dalle conseguenze economiche della pandemia di Covid-19. Tra i giovani prevale l’esercito di persone con contratti a tempo, lavoratori autonomi o disoccupati. Gli sgravi fiscali non bastano e la politica risponde con lentezza. Il risultato, lo ha ricordato il premier Mario Draghi nel suo discorso al Senato, è che «tra i nuovi poveri aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani», fasce di cittadini finora mai sfiorati dall’indigenza.

Proprio per riordinare, in modo strutturale, gli aiuti alle famiglie è nata la riforma dell’assegno unico universale, fortemente voluta dal governo giallorosso e già finanziata con tre miliardi per il 2021 (e circa 6 miliardi a regime), che prevede l’introduzione di un contributo mensile per ciascun figlio under 21 a partire da luglio. Il nuovo assegno dovrebbe sostituire le tante misure esistenti, dalle detrazioni per i figli a carico agli assegni al nucleo familiare, fino al bonus bebè. L’eredità lasciata dall’esecutivo precedente va però finalizzata: lo schema prevedeva l’approvazione in primavera della delega fiscale e i decreti attuativi subito dopo, entro l’estate, proseguendo in parallelo la riforma della nuova Irpef. Un “pacchetto” da proporre a regime da gennaio 2022.

Il percorso interrotto dalla crisi di governo dovrà essere ripreso. Tra i nodi fondamentali da affrontare c’è la necessità di trovare ulteriori risorse, per evitare che con il passaggio all’assegno unico alcune famiglie rischino di rimetterci e per garantire un contributo che parta davvero da 200 euro, cui aggiungere una quota variabile in base all’Isee.

L’assenza di espliciti riferimenti nel discorso di insediamento di Draghi ha fatto pensare al rischio di ripensamenti. Il Ddl è fermo da mesi al Senato in attesa del via libera, dopo l’ok unanime della Camera arrivato già l’estate scorsa. La commissione Lavoro di Palazzo Madama dovrebbe solo passare al voto degli emendamenti, ma il processo è in stand by da mesi ed è stato “congelato” dalla crisi. Gli uffici del ministero della Famiglia stavano già lavorando ai decreti attuativi e hanno continuato fino alle dimissioni di Elena Bonetti, oggi riconfermata. Potrebbero, quindi, vedere la luce in fretta una volta incassato l’ok alla delega.

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