Agevolazioni

Fondo perduto, controlli incrociati con fattura elettronica e modelli Iva

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Nuovo fondo perduto ai nastri di partenza ma il Fisco mette già in guardia da possibili errori o forzature. La compilazione dell’istanza per gli aiuti previsti dal decreto Sostegni (articolo 1 del Dl 41/2021) - possibile da martedì 30 marzo fino a venerdì 28 maggio - dovrà porre molta attenzione ai dati (seppur pochi) richiesti. Il rischio è quello di uno scarto o quantomeno della sospensione della richiesta e quindi di veder sfumare l’ipotesi di un accredito in tempo rapido degli aiuti o, in alternativa, dell’utilizzo dell’importo equivalente nell’F24 per le prossime scadenze di versamento.

L’agenzia delle Entrate, infatti, passerà al setaccio i dati sull’ammontare medio del fatturato e dei corrispettivi 2020 e 2019 e l’indicazione della fascia di riferimento di ricavi/compensi conseguiti nel 2019. Nei controlli in tempo reale il Fisco incrocerà le informazioni autocertificate dal contribuente (anche attraverso un intermediario delegato) con il patrimonio di dati di cui dispone. In primo luogo, gli incroci confronteranno le risultanze delle fatture elettroniche inviate attraverso lo Sdi (per i soggetti obbligati). Un’altra spia per riscontrare la congruenza di quanto indicato nelle istanze è rappresentata dalle comunicazioni delle liquidazioni periodiche Iva (Lipe). Informazioni utili per verificare il possesso del requisito del calo di fatturato di almeno il 30% tra il primo anno dell’emergenza Covid e quello precedente.

Ma il fatturato da solo non basta. Osservato speciale anche il livello di ricavi/compensi dichiarato per l’anno d’imposta 2019. In questo caso fanno “scuola” per il Fisco gli importi indicati nella dichiarazione Iva e in quella dei redditi presentata nel 2020.

Nel caso in cui i dati non tornino, la domanda per il nuovo fondo perduto potrà essere sospesa. A questo punto, come spiega anche la guida predisposta dall’agenzia delle Entrate, «il contribuente deve valutare se ha indicato dati errati nell'istanza o se invece ad essere errati sono gli adempimenti dichiarativi». Nel primo caso, di fatto dovrà cambiare la domanda e potrà inviarne una nuova con i dati corretti entro il 28 maggio. Nel secondo caso, invece, l’Agenzia suggerisce al contribuente «di procedere a regolarizzare la propria posizione fiscale prima di inviare nuovamente l'istanza entro il 28 maggio».

La fase di verifica preventiva, in realtà, sarà molto rapida proprio per non bloccare l’erogazione. Attenzione, però. Le analisi successive tenderanno a focalizzarsi sulle possibili frodi. Con verifiche su almeno tre livelli. Il primo riguarda il rispetto delle regole antimafia in modo da evitare che i finanziamenti vadano ad arricchire la criminalità organizzata. Il secondo riguarda nel merito la spettanza o meno degli aiuti e, qualora, ne contesti la legittimità l’Agenzia procederà al recupero con l’applicazione di sanzioni che vanno dal 100% al 200% e non ammette la definizione agevolata. Un “lavoro” in cui è stata per precedenti fondi perduti/ristori (e lo sarà anche per questo nuovo) coadiuvata dalla Guardia di Finanza a cui trasmette i dati su istanze pervenute e contributi erogati. Il terzo fronte è quello penale con la contestazione di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato, che è punita con la sanzione amministrativa da 5.164 a 25.822 euro, con un massimo di tre volte il contributo indebitamente percepito, se la somma incassata non supera 3.999,96 euro; mentre nei casi più gravi scatta la reclusione da sei mesi a tre anni. Con la possibilità anche attivare la confisca.

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