Contenzioso

Licenziamenti, indennizzi record

di Claudio Tucci

ln Spagna si parte da un minimo di 33 giorni di paga per ogni anno di servizio fino a un massimo di 24 mesi di indennizzo nel caso in cui un lavoratore venga licenziato illegittimamente. Anche in Germania, per “recessi” di personale per motivi operativi, il ristoro economico inizia da mezzo mese per ogni anno di anzianità, arriva poi a 12 mesi, elevabili a 15 o 18 in funzione di età e permanenza presso l’azienda. E ancora: in Gran Bretagna l’indennizzo monetario spetta agli addetti con un minimo di due anni di anzianità: qui il parametro base è la “paga settimanale”, che da aprile 2017 vale a 565 euro (479 £) e la compensazione totale ottenibile è di circa 7,8 mensilità (16.942 euro - 14.670 £).

Il confronto internazionale sulle tutele economiche nei casi di licenziamenti illegittimi mostra, fuori dalle discussioni politiche e numeri alla mano, come il nuovo sistema di protezione italiano, meglio noto come “tutele crescenti”, introdotto dal Jobs act, in vigore dal 7 marzo 2015, tocchi già i livelli più elevati. Con il Dlgs 23 del 2015, infatti, il Legislatore italiano ha operato una nuova riscrittura dell’articolo 18, già intaccato dalla legge Fornero nel 2012, eliminando la sanzione della reintegra nei licenziamenti economici ingiustificati (lasciandola sopravvivere, ma in determinate fattispecie, nei licenziamenti disciplinari), sostituendola con una indennità risarcitoria pari a due mensilità dell’ultima retribuzione per ogni anno di servizio, fissando un minimo di quattro mensilità e un tetto massimo di 24 mensilità. Per i casi di conciliazione, è poi, prevista un’indennità pari a 1 mensilità dell’ultima retribuzione per ogni anno di servizio, con un minimo di due e un massimo di 18 mesi. Inoltre, gli imprenditori sono tenuti a pagare all’Inps un contributo una tantum all’atto di licenziamento per finanziare il trattamento di disoccupazione (Naspi), che, ovviamente, aumenta il costo del licenziamento (varia da un minimo circa 50 euro a un massimo di quasi 1.500 euro, che peraltro, da gennaio si raddoppierà nei casi di licenziamento collettivo, come prevede l’attuale manovra in discussione parlamento).

A far tornare nel mirino “i costi dei licenziamenti” è stata nei giorni scorsi la sinistra parlamentare; ma anche una fetta della minoranza dem, capeggiata dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, ha posto il tema della necessità di aumentare gli indennizzi minimi perchè ritenuti troppo bassi: la proposta è portarli a 8 mensilità minime e 36 massime (più mille euro da dedicare a rimpolpare l’assegno di ricollocazione).

Per ora, però, né l’ala renziana dei dem, né il governo sembrano andare nella direzione di un incremento dei costi dei licenziamenti (il rischio è quello di dare un colpo mortale ai contratti a tempo indeterminato). Ma i ristori monetari da noi sono davvero così bassi? La risposta che emerge dal confronto internazionale che pubblichiamo qui sotto è «No». Semmai, va detto, siamo i più “generosi”.

Emblematico è il caso della Francia, dove il presidente di centro-sinistra, Emmanuel Macron, sta ridisegnando il mercato del lavoro transalpino ispirandosi proprio al Jobs act italiano (un provvedimento, quest’ultimo, peraltro, apprezzato da tutte le istituzioni nazionali ed estere, dalla commissione Ue, all’Ocse, all’Fmi, a Bankitalia, alla Bce, solo per citarne alcune).

Ebbene, sugli indennizzi in caso di licenziamento illegittimo (in Francia si chiama “licenziamento ingiusto o irregolare”) viene fissata una tabella per calcolare i ristori economici a vantaggio dei lavoratori. Se un’azienda ha più di 11 dipendenti, l’indennità minima è fissata in tre mensilità, dopo il secondo anno di anzianità (da noi il minimo è secco, quattro mensilità) e cresce in proporzione fino a un tetto massimo di anzianità di 20 anni. Se l’azienda ha meno di 11 dipendenti, invece, l’indennità minima è di 0,5 mesi dopo il primo anno (da noi, si parte sempre da quattro mensilità), e anche qui si cresce in base all’anzianità di servizio. Il massimo indennizzo ottenibile in Francia sono 20 mensilità (da noi, 24).

«La cifra del Jobs act, riconosciuta e apprezzata da tutti gli operatori, è quella di aver spostato le tutele in caso di licenziamento dalla difesa del posto di lavoro dentro il rapporto d’impiego alla rioccupazione del lavoratore nel mercato – spiega Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro all’università La Sapienza di Roma –. Sugli indennizzi abbiamo ormai raggiunto un metro di giudizio europeo. Anzi siamo addirittura più generosi. In questo senso ritengo un errore rimetterli in discussione. Bisogna piuttosto potenziare le politiche attive. E soprattutto serve non spiazzare le imprese: un eventuale aumento dei costi dei licenziamenti avrebbe il solo effetto di scoraggiare la firma di nuovi contratti a tempo indeterminato».

Il confronto internazionale

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