Contenzioso

Doppia impugnazione, per il ricorso vale quella del lavoratore

di Giuseppe Bulgarini d’Elci

In presenza di una doppia impugnazione stragiudiziale del licenziamento, di cui la prima effettuata dall’organizzazione sindacale all’insaputa del lavoratore e la seconda dal lavoratore stesso a mezzo di procura speciale a un avvocato, il decorso del successivo termine (di 180 giorni) per il deposito del ricorso al giudice del lavoro scatta unicamente dopo l’atto scritto di impugnazione formulato dal difensore del dipendente.

La questione affrontata dalla Cassazione (sentenza 16591/2018), che costituisce una novità nel panorama della giurisprudenza nazionale, trae il suo fondamento nel mutato regime sulla decadenza introdotto dalla legge 183/2010, la quale ha integrato l’articolo 6 della legge 604/1966, aggiungendo al termine di decadenza di 60 giorni per l’impugnazione stragiudiziale del licenziamento il successivo termine di 180 giorni per il deposito del ricorso alla cancelleria del tribunale.

Nel regime previgente, laddove esisteva il solo onere dell’impugnazione stragiudiziale entro 60 giorni dalla comunicazione del licenziamento, l’opposizione manifestata dall’organizzazione sindacale (anche senza delega preventiva o ratifica successiva) era idonea a interrompere la decadenza.

Le stesse conseguenze la Cassazione attribuisce oggi, dopo l’introduzione del doppio termine di decadenza (stragiudiziale e giudiziale) all’impugnazione effettuata dall’organizzazione sindacale.

Se, tuttavia, all’atto scritto di impugnazione stragiudiziale spedito dal sindacato senza che il lavoratore ne fosse stato preventivamente informato fa seguito, sempre nell’arco temporale di 60 giorni, la manifestazione scritta della volontà dell’interessato di opporsi al licenziamento, è solo a quest’ultimo evento che si deve fare riferimento allo scopo di valutare se sia stato adempiuto il successivo termine decadenziale di deposito del ricorso nei 180 giorni.

In primo e in secondo grado la domanda del lavoratore, che rivendicava l’illegittimità del licenziamento, era stata rigettata sull’assunto che il deposito del ricorso era avvenuto dopo 180 giorni dalla comunicazione dell’organizzazione sindacale, laddove era stato ritenuto irrilevante che il dipendente non fosse stato messo a conoscenza dell’iniziativa sindacale e che lo stesso avesse trasmesso, tramite proprio difensore, una successiva impugnazione stragiudiziale del licenziamento.

La Cassazione ribalta questa prospettazione e afferma che, in un’ottica di salvaguardia del diritto di rango costituzionale alla tutela giudiziaria, deve essere valorizzato l’affidamento del lavoratore sulle iniziative, quand’anche sindacali, assunte nel suo interesse al fine di impugnare il licenziamento. Non si può prescindere, osserva la Cassazione, dalla sussistenza dei requisiti di volontà e consapevolezza del lavoratore circa l’effettiva impugnazione per via stragiudiziale del licenziamento, ragion per cui, se il dipendente ha provveduto per suo conto a impugnare il provvedimento, non si può che partire da quest’ultima data per il calcolo dei 180 giorni successivi per il deposito del ricorso in tribunale.

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