Contenzioso

Ridimensionato il circuito adr, negoziazione out dal lavoro

di Giovanni Negri

Quel circuito alternativo alla giurisdizione “classica”, costituito da conciliazione e negoziazione, esce pesantemente compromesso dal disegno di legge delega sulla riforma del processo civile approvato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri. E sale la tensione con l’avvocatura. Perchè, inaspettatamente, la versione finale del testo ha pesantemente ridimensionato anche l’utilizzo della negoziazione assistita per le cause di lavoro. Il che, accompagnato al drastico intervento di riduzione delle materie oggetto della conciliazione, porta, se non all’evaporazione delle adr, almeno a un loro significativo ridimensionamento.

Molto se ne lamentano innanzitutto i giuslavoristi, che fanno notare come la negoziazione assistita in materia di lavoro, presente da un anno e mezzo nelle numerose bozze del disegno di legge delega sulla giustizia civile, e soprattutto «assunta come vero e proprio impegno politico dal ministro della Giustizia, Bonafede, da ultimo al convegno nazionale dei giuslavoristi italiani dello scorso ottobre a Verona», è stata di fatto stralciata dal testo adottato dal Consiglio dei ministri. Infatti, si lamenta Agi (l’Associazione dei giuslavoristi italiani), le conciliazioni tra le parti raggiunte con l’assistenza degli avvocati restano «non definitive» e continueranno a dover essere perfezionate davanti alle commissioni di conciliazione in sede sindacale o amministrativa. Netta la bocciatura, allora: «la delega, formalmente rimasta nel testo, è del tutto inutile e priva di qualsiasi contenuto innovativo».

Non meno dura la reazione dell’Ocf, l’Organismo congressuale forense, che, anch’esso, nel merito, considera «inaccettabile» l’intervento dell’ultima ora che nei fatti ha sfilato le controversie di lavoro dal perimetro della negoziazione assistita; nella forma, a rincarare la dose, l’Ocf, in una nota, sottolinea come il ministero della Giustizia da 5 mesi ormai ha cessato qualsiasi forma di consultazione con la rappresentanza “politica” dell’avvocatura.

Così, se dalla conciliazione escono, dopo una valutazione statistica e alla luce di procedure alternative, materie non proprio banali come la responsabilità medica e i contratti bancari, finanziari e assicurativi, nessun effetto di compensazione ci potrà essere sul fronte della negoziazione. Quest’ultima rischia infatti di rimanere in larga parte confinata al diritto di famiglia, dove però i numeri non sono da brividi, con poco più di 4mila negoziazioni chiuse nel 2017. La conciliazione, invece, rimarrà possibile nell’area dei diritti reali, dei patti di famiglia, dell’affitto di azienda, delle successioni.

Inoltre a venire sgonfiata in questo modo è quella possibilità, assai gradita agli avvocati, di svolgimento, nella negoziazione, di una fase istruttoria da concretizzare attraverso la raccolta di dichiarazioni anche dalla controparte. Con riverbero sulle parcelle da corrispondere e possibile utilizzo dei risultati nell’eventuale e successivo giudizio.

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