Contenzioso

Pa, niente buono pasto ai dipendenti in smart working

L’emendamento approvato al decreto 34 ha appena rilanciato il lavoro agile nella pubblica amministrazione «senza penalizzazioni», ma la strada è più complicata del previsto. Il primo colpo arriva dal tribunale di Venezia, che nella sentenza 1069/2020 dà ragione al Comune e nega la possibilità di riconoscere i buoni pasto ai dipendenti in smart working. La questione, aggiungono i giudici, è talmente automatica che non ha bisogno di essere oggetto di confronto con i sindacati.

La scelta del Comune poggia su due norme relative agli enti locali, gli articoli 45 e 46 del contratto nazionale del 14 settembre 2000, ma è evidente che in tempi di lavoro agile generalizzato la questione va ben al di là dei confini delle amministrazioni territoriali.

I punti su cui poggia la decisione dei giudici sono due: il lavoratore in smart working non ha di fatto un orario di lavoro predefinito, e questo fa cadere il presupposto per cui il buono è utilizzato fuori dall’orario di lavoro. Per la Cassazione (31137/2019), inoltre, il buono non è un elemento della retribuzione ma un benefit. Un benefit, però, che vale anche oltre il 10% della retribuzione netta dei dipendenti pubblici.

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