Contenzioso

Gli Stati possono imporre l’obbligo di vaccinazione

di Marina Castellaneta

L’obbligo di vaccinazione deciso dallo Stato per la tutela della salute pubblica non è una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Gli Stati possono imporre ai genitori di vaccinare i figli per alcune malattie e possono anche fissare sanzioni nei confronti di chi viola quest’obbligo. Non solo. Per tutelare la salute della collettività è anche possibile vietare l’ingresso a scuola dei bambini non vaccinati. È la Corte europea dei diritti dell’uomo a stabilirlo con la prima sentenza in materia di vaccini depositata ieri (ricorsi 47621/13 e altri), che ha portato la Grande Camera (il massimo organo giurisdizionale di Strasburgo) a respingere il ricorso contro la Repubblica Ceca di alcuni genitori no-vax, fissando un importante principio che dovrà guidare anche altri Stati, inclusi gli organi giurisdizionali nazionali: l’obbligo di vaccinazione non viola l’articolo 8 della Convenzione che assicura il diritto al rispetto della vita privata. Si tratta – precisa la Corte - di una risposta delle autorità nazionali a un bisogno sociale imperativo ossia la protezione della salute individuale e collettiva, necessaria per evitare il basso tasso di vaccinazione di bambini e per proteggerli, tra le altre malattie, da poliomielite e da epatite B.

A rivolgersi a Strasburgo sono stati i genitori di alcuni bambini che si erano rifiutati di vaccinare i propri figli ed erano stati sanzionati con una multa di 110 euro (alcuni bambini non erano potuti rientrare a scuola). I ricorrenti avevano impugnato i provvedimenti ritenendo leso il diritto fondamentale a rifiutare cure mediche, anche per i possibili effetti collaterali dei vaccini.

La Corte europea riconosce che la vaccinazione obbligatoria può essere un’ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata, ma è utile per perseguire un fine legittimo come la tutela della salute pubblica ed è così necessaria in una società democratica. Nel garantire un giusto bilanciamento tra i diritti in gioco, i giudici internazionali fanno pendere l’ago della bilancia a vantaggio della collettività - la cui salute viene prima di tutto - e della solidarietà sociale perché l’obbligo di vaccinazione è una protezione anche per le persone che, per motivi di salute, non possono vaccinarsi e che sarebbero ancora più vulnerabili.

Strasburgo, inoltre, ha preso atto che dall’esame della prassi di altri Stati e dalle prese di posizione degli organismi internazionali che si occupano di salute è evidente che le vaccinazioni sono «uno degli interventi sanitari che mostra la maggiore efficacia e un rapporto costi-benefici più favorevole». Pertanto, è legittimo che le autorità nazionali perseguano l’obiettivo di un alto tasso di vaccinazione con strumenti proporzionali in cui è prevista, in caso di rifiuto, una sanzione ma non la coercizione fisica, con la possibilità, inoltre, di presentare un ricorso giurisdizionale. Molti Stati, poi, – osserva la Corte – hanno modificato le leggi interne ampliando gli obblighi di vaccinazione proprio perché permanevano bassi livelli di adesione volontaria, con una diminuzione dell’immunità di gregge.

La Corte riconosce che gli Stati hanno un ampio margine di apprezzamento nel cercare un giusto bilanciamento tra tutela della salute pubblica e diritto individuale e afferma che, nel caso di vaccinazione di bambini, il margine di apprezzamento è ancora più ampio, anche perché va assicurato l’interesse superiore del minore. Così, lo Stato non ha violato la Convenzione.

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