Contrattazione

Necessario dare più spazio alla pianificazione dell’attività

di Aldo Bottini e Matteo Prioschi

Il legislatore ha previsto la possibilità di introdurre forme di coinvolgimento dei lavoratori nell'organizzazione del lavoro - articolo 1, comma 189 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 - quale forma di partecipazione “incentivata”. La finalità è promuovere schemi organizzativi della produzione e del lavoro orientati a coinvolgere in modo diretto e attivo il personale dipendente nei processi di innovazione, accrescendone la motivazione, realizzando incrementi di efficienza e produttività e, contemporaneamente, il miglioramento della qualità della vita e del lavoro.

Si tratta indubbiamente di un cambiamento culturale profondo, che coinvolge trasversalmente tutti i settori produttivi e che prescinde dalle dimensioni aziendali. Del resto, tanto le grandi quanto le piccole e medie aziende dovranno affrontare e risolvere il nodo innovazione organizzativa per poter competere in un mercato sempre più concorrenziale e globalizzato. Certamente la sottoscrizione di un accordo sindacale, condizione essenziale per il beneficio, costituisce un adempimento che può risultare complesso da realizzare, in particolare per le medie e piccole aziende, spesso prive di rappresentanze sindacali. La circolare 5/E del 29 marzo dell’agenzia delle Entrate ha fornito indicazioni in merito alla stesura del “Piano di innovazione”.

Tale ulteriore adempimento, da espletare per accedere alle agevolazioni, non deve tuttavia scoraggiare le aziende di più ridotte dimensioni. Si tratta, infatti, sostanzialmente di un documento programmatico nel quale descrivere il flusso del processo innovativo. L’Agenzia nella circolare ne delinea i contenuti essenziali in modo tale che anche una piccola azienda possa provvedervi: sarà sufficiente effettuare la disamina del contesto di partenza, individuare le azioni partecipative e gli schemi organizzativi da attuare con i relativi indicatori, nonché i risultati attesi ed il ruolo delle rappresentanze sindacali. Se ben delineato e gestito, può portare anche alle piccole e medie aziende benefici che vanno oltre il semplice risparmio contributivo.

Per rispettare i requisiti previsti dall'agenzia delle Entrate non servono «grandi abbecedari o burocrazie» perché il piano di innovazione può essere semplice ma è importante dare il giusto spazio alla gestione e alla pianificazione dell’attività.

Spiega Luigi Campagna, docente di sistemi organizzativi al corso di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, membro della faculty del Mip del Politecnico e consulente di innovazione partecipata, che ad esempio una persona aumenta la produttività se ha più spazio di azione: «se oltre a occuparsi della produzione di un pezzo l’addetto fa anche manutenzione relativa all’attività svolta e fornisce informazioni in merito, aumenta la produttività più che se incrementa i ritmi che comunque non possono andare oltre un limite; se creo dei team formalizzati e prevedo obiettivi di gruppo aumento la produttività perché chi è meno carico di lavoro in un momento aiuta chi è più carico e chi non sa impara da chi ha più esperienza».

Un altro esempio pratico può essere fatto su un’impresa metalmeccanica che decide di introdurre un nuovo sistema gestionale che modifica la pianificazione operativa: «su questo progetto si possono innestare tre iniziative: dalla semplice informatizzazione si attiva anche un processo di pianificazione; c’è la formazione dei responsabili perché non solo devono saper usare il nuovo sistema ma anche gestirlo; coinvolgimento di tutti i collaboratori con campagne di formazione sulla pianificazione operativa. Questo schema produce un piano da poter controllare in corso di avanzamento e il controllo viene effettuato con una commissione paritetica azienda-lavoratori».

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