Contrattazione

Il flexible benefit diventa un’integrazione salariale che regge l’urto del Covid

di Cristina Casadei

Giù rimborsi per abbonamenti al trasporto pubblico locale. Su quelli per la spesa e la benzina. Giù le spese per l’istruzione, su quelle per la sanità. La pandemia non sembra aver messo in discussione il welfare aziendale, almeno nel 2020, almeno nella sua entità. La cifra media erogata in beni e servizi si attesta infatti sugli 850 euro, poco meno degli 860 euro del 2019. Ciò che cambia è l’origine, sempre più contrattata, e i servizi più utilizzati, su cui si vede chiaramente l’impatto della pandemia, con le sue limitazioni alla mobilità e il ricorso massiccio allo smart working, secondo quanto emerge dai dati del 2020 dell’Osservatorio welfare di Edenred che ha analizzato un bacino di 500mila utenti e 3mila imprese.

La contrattazione sindacale del welfare nel 2020 ha riguardato il 19,5% sul totale delle erogazioni, in aumento rispetto al 15,6% del 2019. Rimane però molto elevata, il 76%, la parte del welfare erogato in maniera unilaterale. La scelta liberale del datore di lavoro si conferma l’approccio dominante per gli strumenti di finanziamento del welfare aziendale, seppure ci sia una crescita della componente contrattata con i sindacati: il 34% dei beneficiari di misure di flexible benefit deriva dalle quote stabilite da un contratto nazionale di categoria, mentre coloro che decidono di convertire il premio di risultato cash in servizi welfare rappresenta il 18%, in aumento dal 14% dell’anno prima.

Nella composizione complessiva dei consumi da welfare l’aggregato fringe benefit e area ricreativa è la macrocategoria che raggiunge quasi la metà (45%) circa dei consumi e cresce costantentemente (era il 41% circa nel 2019). Nell’anno della pandemia i dati mostrano però due tendenze contrapposte: da una parte una contrazione dell’area ricreativa, passata dal 22% del 2019 al 15% del 2020, per via delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. Dall’altra un’espansione del fringe benefit, aumentato dal 18% circa nel 2019 al 30% circa nel 2020, con un boom soprattutto di buoni spesa e buoni carburante. Su questo pesa anche l’intervento del Legislatore che ne ha previsto un raddoppio della tasca di esenzione fiscale per il solo 2020 con il “Decreto Agosto”, passando dai canonici 258,23 a 516,46 euro. Analizzando gli altri aggregati, cala, seppur di poco, dal 54 al 50%, quello relativo al welfare sociale: in questa macrocategoria che comunque resta la metà dei volumi di spesa, diminuiscono i rimborsi per l’istruzione, mentre aumentano quelli per previdenza e sanità. Le limitazioni alla mobilità e il ricorso massivo allo smart working, infine, hanno impattato sul capitolo mobilità dove c’è una riduzione sia del rimborso di titoli di viaggio che dell’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico.

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