Contrattazione

Bcc, contratto a misura di riforma

di Cristina Casadei

Un contratto “congiunturale” per i 37mila bancari del credito cooperativo. A più di tre anni dalla scadenza del contratto (avvvenuta il 31-12-2013) e dopo la riforma che ha a lungo bloccato il negoziato, sarebbe arrivato il momento di dare al settore «uno strumento di cui tutti hanno bisogno - spiega il presidente della delegazione di Federcasse, Augusto Dell’Erba -. Ma non riusciamo a rimontare un tavolo che vada avanti perché il sindacato continua ad avere una posizione rivendicativa che non tiene conto della situazione». Il settore sta andando incontro alla costituzione del gruppo bancario cooperativo e questo non potrà essere senza conseguenze. È un nuovo soggetto giuridico che entra nell’ordinamento italiano su cui il normatore ha dato indicazioni di razionalizzazione complessiva. Tutto questo non può non avere un’incidenza sul rinnovo del contratto che i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Ugl) e Federcasse stanno negoziando.

La situazione da cui Federcasse fa partire i ragionamenti è che le Bcc devono «affrontare certamente il tema degli esuberi che esistono per molti motivi, ormai noti a tutti come per esempio il fatto che la tecnologia va avanti o che la gente non va più allo sportello», continua Dell’Erba. Il tema «è ormai condiviso da tutti in via di principio. Le nostre banche hanno resistito in tutti questi anni, facendo di tutto per evitare esodazioni». Dal riconoscimento del problema alla sua definizione il salto è lungo nel settore perché non c’è un capo del personale che analizza la situazione generale e definisce i numeri ma ogni singolo istituto deve fornire il proprio quadro. La prima stima degli esuberi comunque corrisponde a una percentuale del 10% degli addetti. Per governare questa fase transitoria che è diventata il punto centrale del rinnovo contrattuale «bisogna costituire un fondo per l’occupazione per gestire l’esodazione. Con il contributo delle aziende e dei sindacati», dice Dell’Erba. Si tratterebbe di un fondo emergenziale sui cui tempi non c’è convergenza perché il sindacato chiede che si faccia il contratto e poi si istituisca il fondo che dovrà gestire esuberi azienda per azienda. Dell’Erba sostiene invece che «contratto e fondo sono due eventi istantanei e che uno inciderà sull’altro per cui non è possibile scinderli». Individuata una soluzione per fronteggiare gli esuberi che sono una delle priorità del settore, sulla parte economica c’è da parte delle aziende «la disponibilità a non allontarsi dal tabellare dell’Abi, anche perché dare aumenti diversi significherebbe anche riconoscere diversi livelli di meritevolezza. Certamente l’aumento dovrebbe essere gestito in modo diverso - continua Dell’Erba -. Per esempio si potrebbe rinviare l’applicazione dell’aumento e allungare la durata del contratto».

L’estate ha portato qualche scricchiolio al tavolo sindacale, complice l’accordo separato di Iccrea firmato da First Cisl e Fisac Cgil - su cui però il segretario generale Agostino Megale ha preso le distanze, ribadendo il valore dell’unità sindacale - ma non da Fabi, Uilca e Ugl che da sole hanno però la netta maggioranza nel settore. Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, dice che il contratto delle Bcc «va rinnovato entro breve. Fino adesso non ci sono stati ostacoli sugli argomenti ma l’unico vero ostacolo è rappresentato da Marco Vernieri, responsabile delle relazioni sindacali di Iccrea, che ha sempre anteposto le proprie ambizioni personali al risultato di garantire un contratto alla categoria. E scriverò al presidente di Iccrea, di Federcasse e delle Federazioni regionali per evidenziare che da quando c’è lui si è compromesso il clima di distensione e concertazione che ha caratterizzato 30 anni di relazioni sindacali nel settore. E che ha dato dei risultati». Per il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, «così come si è concluso il contratto in Abi, dopo più di 36 mesi è inspiegabile che non sia ancora concluso il contratto delle Bcc e la responsabilità di Federcasse è grave poiché non comprende che per affrontare i problemi che ci sono nel settore il contratto va chiuso, chiuso subito proprio sull’esempio di Abi». Anche il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, ribadisce la necessità di acceleare e di «trovare soluzioni nel tempo più breve per questo come per gli altri contratti della categoria» e si dice «disponibile a un accordo che però non sia penalizzante per i lavoratori che stanno affrontando la non facile fase di trasformazione». Anche il segretario nazionale della First Cisl, Alessandro Spaggiari ribadisce che «è necessario che il negoziato riprenda al più presto e si concluda rapidamente, al massimo entro ottobre». «Questa urgenza», continua Spaggiari, «deriva dal fatto che il contratto è già scaduto da 3 anni e quindi va allineato con quelli già rinnovati e dallla necessità di mettere in campo tutti gli strumenti a partire da un ammortizzatore aggiuntivo a quello già esistente per accompagnare l’autoriforma e gli effetti che ne conseguiranno».

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