Contrattazione

I periti industriali: senza tecnici non c’è ripresa

di Mauro Pizzin

Nei Paesi dell'area Ue l'aumento delle competenze tecniche, necessario per tenere il passo dell'innovazione, rappresenta una componente essenziale per agganciare il carro della ripresa economica. A sottolinearlo è l'ultimo rapporto del Centro Studi Opificium del Consiglio nazionale dei periti industriali, presentato ieri a Roma in occasione del convegno intitolato “Innovare per crescere. Le professioni tecnico ingegneristiche motore della ripresa”.

Secondo il rapporto, realizzato a partire dalla banche dati Unioncamere, Eurostat e Istat, negli anni della crisi il numero dei tecnici in Europa è aumentato mediamente del 6%, ma non in Italia, dove invece si è registrata una diminuzione dello 0,3%, passando fra il 2011 e il 2015 da 3 milioni 939mila a 3 milioni 925mila unità: un mancato rinnovamento del nostro capitale professionale che ha contribuito ad aumentare il ritardo del nostro Paese sia in termini di innovazione, sia di crescita.

Un esempio citato dal rapporto è quello dei brevetti, in cui l'Italia - con 70 applicazioni ogni milione di abitanti - presenta un gap significativo rispetto alla media europea (112 brevetti ogni milione di abitanti) e di gran lunga inferiore rispetto a quella di Paesi come Germania (256) e Francia (138), che al pari del nostro presentano una spiccata vocazione manifatturiera.

Eppure secondo la ricerca sono proprio le competenze tecniche quelle ad avere maggiori prospettive occupazionali anche in Italia: a dirlo sono le stime del Cedefop, l'Agenzia di ricerca sull'istruzione e la formazione tecnica e professionale, che prevedono per l'Italia la creazione di oltre 2 milioni di profili tecnici intermedi, fra dipendenti e autonomi, nell'arco temporale 2015-2025. Secondo l'indagine Excelsior Unioncamere, ancora, su oltre 560mila assunzioni previste per il 2016, quasi 80mila (il 14%) riguarda proprio le figure di area tecnica. Tra i profili più richiesti dalle aziende, su questo fronte, spiccano quelli per analisti e progettisti di software (9.320, quasi il doppio rispetto a quattro anni fa), seguiti dai disegnatori industriali (3.500), dai tecnici programmatori (3.180), dai tecnici esperti di applicazioni (2.760) e dai tecnici della produzione manifatturiera (2.580).

Secondo il Consiglio nazionale si tratta di nuove opportunità, le quali, per essere colte appieno, rendono più che mai necessario allineare il sistema dell'offerta formativa tenendo conto sia delle esigenze del mercato, sia dell'esigenza di dotare i futuri tecnici di un bagaglio di conoscenze più finalizzato sotto il profilo tecnico applicativo, ma altrettanto solido dal punto di vista teorico. Per il presidente del Cnpi, Giampiero Giovannetti, “dopo che con la legge 89/16 abbiamo elevato il livello di formazione per l'accesso all'albo ora bisogna proseguire l'azione di riforma del nostro albo per adeguarlo alle necessità dei servizi e della tecnica. Serve – ha concluso Giovannetti - un professionista flessibile e adattabile a paradigmi di conoscenza che cambiano al ritmo dell'innovazione”.

L'indagine dei periti industriali

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