Contrattazione

Vertice Stato-Regioni per far ripartire l’assegno nazionale

di Francesca Barbieri e Valeria Uva

È il tassello mancante per completare il Jobs act: l’assegno di ricollocazione, lo strumento innovativo per realizzare il modello di flexicurity all’italiana, avrebbe dovuto andare a regime nel 2017. Ma per ora, non è partita nemmeno la sperimentazione.

Da un lato i ritardi per il debutto dell’Anpal, l’agenzia nazionale per la gestione delle politiche attive, dall’altro l’impasse istituzionale dopo l’esito negativo del referendum del 4 dicembre: un insieme di cause che ha bloccato l’avvio dell’assegno, che da più parti (imprese e sindacati in primis) viene considerato utile per la ricollocazione dei disoccupati. E tanto più necessario quest’anno, dopo la messa in soffitta dell’indennità di mobilità e della cassa in deroga, per ribilanciare a favore delle politiche attive il mix di aiuti per chi perde il lavoro.

«Siamo in ritardo sui tempi che ci eravamo prefissati - ammette Maurizio Del Conte, presidente Anpal - e sappiamo che a pagarne il prezzo sono i disoccupati. Perciò lavoriamo tutti per far partire al più presto la sperimentazione, con l’obiettivo di portare a regime l’assegno entro l’estate».

La situazione a oggi - a oltre un anno e 4 mesi dal varo del decreto 150 di riordino dei servizi per il lavoro - vede Governo, Anpal e Regioni a confronto per sciogliere gli ultimi nodi e far partire le prime lettere agli oltre 20mila disoccupati da coinvolgere nella sperimentazione. Dopo il nulla di fatto del tavolo tecnico della scorsa settimana, un nuovo “round” si aprirà a breve per la pubblicazione degli avvisi destinati agli operatori pubblici e privati interessati a ottenere l’accreditamento. «Stiamo lavorando in maniera serrata con le Regioni, sia a livello politico che tecnico, per trovare una posizione comune e partire con la sperimentazione» sottolinea Del Conte.

Due le criticità segnalate da alcune Regioni: «Da un lato - spiega Gianni Bocchieri, a capo della Dg lavoro della Lombardia - la creazione di un albo per l’accreditamento nazionale degli operatori da parte dell’Anpal, senza nessun confronto in Conferenza unificata; dall’altro, la decisione di avviare la sperimentazione sulla base di un provvedimento dell’Agenzia nazionale, che però detta anche la disciplina a regime dell’assegno di ricollocazione, senza avere ancora definito i decreti ministeriali per cui è previsto anche un confronto in conferenza Stato-Regioni». Tuttavia, precisa Bocchieri, «queste problematiche non pregiudicano l’avvio della sperimentazione perché in quanto tale può prevedere delle peculiarità diverse dal funzionamento a regime ».

Il primo passo per la sperimentazione è stato comunque fatto: «Abbiamo estratto il campione - spiega il presidente Anpal - con un criterio basato sul codice fiscale che riproduce fedelmente la platea dei potenziali beneficiari in tutto il territorio nazionale». Il meccanismo è questo: tra tutti i disoccupati titolari di Naspi da almeno 4 mesi - oltre 1,1 milioni secondo la Fondazione dei consulenti del lavoro - è stato scelto un campione di oltre 20mila soggetti, tutti con l’ultimo carattere del codice fiscale uguale a una lettera dell’alfabeto estratta a sorte.

Il budget è di 32 milioni da dividere in assegni di importo tra 250 e 5mila euro a seconda del livello di occupabilità e del tipo di contratto. Un ticket che si “spende” in servizi presso il centro per l’impiego o l’agenzia per il lavoro, ma solo a risultato raggiunto. Se il disoccupato è assunto a tempo indeterminato, all’ente sono riconosciuti tra i mille e i 5mila euro. Se invece il contratto è a termine, il “premio” è tra i 250 e i 2.500 euro. A regime ci sarà una dote di circa 200 milioni, «ai quali si potranno poi aggiungere le risorse dei programmi cofinanziati dal Fondo sociale europeo e dai fondi nazionali» conclude Del Conte.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©