Contrattazione

Stop ai voucher, responsabilità appalti «piena»

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Cancellata l’intera normativa sul lavoro accessorio: sarà negata a tutti (aziende, famiglie e Pa) la possibilità di pagare con i voucher le prestazioni di impiego occasionale-temporaneo. Mentre resta aperto il nodo “appalti”, con una parte del governo e della maggioranza che vorrebbero cancellare la preventiva escussione del patrimonio dell’appaltatore nelle controversie sui crediti di lavoro, per ripristinare la piena responsabilità solidale nella catena degli appalti, levando alle parti la possibilità di derogare con la contrattazione collettiva.

Per scongiurare il referendum promosso dalla Cgil, il governo questa mattina presenterà in consiglio dei ministri un decreto legge che cancella con un tratto di penna tre articoli del decreto attuativo del Jobs act sui voucher, prevedendo un periodo transitorio: i buoni lavoro si potranno comprare fino all’entrata in vigore del decreto legge, e saranno utilizzabili fino al 31 dicembre 2017. Il Dl che recepisce l’emendamento Damiano-Gnecchi (Pd) votato ieri sera in commissione Lavoro alla Camera, potrebbe stabilire anche il ritorno alla vecchia formulazione della legge Biagi sugli appalti con l’abrogazione di una parte del comma 2 dell’articolo 29 del Dlgs 276 del 2003 (oggetto del secondo quesito del referendum della Cgil che si voterà il 28 maggio). Sarà, comunque, la Corte di Cassazione a decidere se con l’intervento legislativo vengono superate le ragioni del referendum. Sui voucher, spiega il capogruppo Pd, Ettore Rosato, dopo il referendum «lavoreremo con le parti sociali per nuove norme che mettano a disposizione delle famiglie uno strumento per pagare ciò che oggi si paga con i voucher e delle imprese uno strumento per accedere in modo più semplice al mercato del lavoro» (l’ipotesi è una semplificazione del lavoro a chiamata).

Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’eliminazione secca dei voucher «è molto deludente, anche come scelta politica. Se proprio si doveva fare così, meglio votare il referendum». Il leader degli industriali chiama in causa la Cgil: «Se bisogna avere un confronto – ha aggiunto – non è che si fa solo quando piace. Politiche del doppio livello non convengono a nessuno. Se qualcuno non vuole più sedersi al tavolo con noi, vada dai partiti». Nel mirino anche l’eventuale ripristino della responsabilità piena negli appalti: «Mettere sullo stesso piano committente e appaltatore sarebbe una grande ingiustizia - ha detto il vice presidente per il Lavoro e le Relazioni industriali di Confindustria, Maurizio Stirpe -. Molto spesso il committente non è informato sulle inadempienze dell’appaltatore». Per il professor Arturo Maresca (Sapienza, Roma) l’effetto sarebbe quello di «consentire una causa sui crediti del lavoratore, senza che in giudizio vi sia il suo datore di lavoro, ma solo il committente che difficilmente potrà difendersi, non potendo controllare i dipendenti dell’appaltatore, in violazione del diritto di difesa previsto dalla Costituzione».

Il dietrofront sui voucher è bollato come «schizzofrenia legislativa» dal presidente della commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Ap), che ha presentato una proposta di legge sui buoni lavoro e la «responsabilità solidale del committente e dell’appaltatore nei limiti in cui il secondo fa accedere il primo a tutta la documentazione relativa alle prestazioni lavorative consentendogli di esercitare il potere di controllo indicato da un decreto ministeriale».

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