Contrattazione

Per le imprese job on call al posto dei voucher

di Mauro Pizzin e Matteo Prioschi

I voucher per il lavoro accessorio, «esempio della polverizzazione del mondo del lavoro», saranno sostituiti con un nuovo strumento destinato alle famiglie, mentre le piccole imprese potranno utilizzare, anche se non in modo estensivo, il lavoro a chiamata, «che renderemo semplicissimo». Confermato anche l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale per e aziende e per i giovani che verranno assunti con un contratto a tempo indeterminato, un’agevolazione triennale “portabile” dal lavoratore.

Il chiarimento o, meglio, la conferma di quanto già anticipato dal governo nei giorni immediatamente successivi al decreto legge 25/2017 del 17 marzo, che ha abrogato con effetto immediato la disciplina del lavoro accessorio lasciando aperta fino alla fine dell’anno la possibilità di usare i voucher già acquistati entro quella data, è arrivato ieri dal consigliere economico della presidenza del Consiglio dei ministri, Marco Leonardi, nel corso dell’ottava edizione di “Tuttolavoro”, organizzato dal Sole 24 Ore e tenutosi nella sede milanese di via Monte Rosa.

«I voucher - ha precisato Leonardi - sono usati in Europa esclusivamente per le famiglie e il no profit, non per le aziende e l’Italia non poteva che seguire la stessa strada anche alla luce del fatto che il Jobs act punta sulla stabilizzazione dei rapporti di lavoro». Quel contratto a tempo indeterminato che dovrebbe rappresentare un punto d’approdo anche per i giovani, magari usufruendo delle opportunità fornite dall’alternanza scuola-lavoro, di cui si è discusso nel convegno e su cui molto si sta scommettendo, potenziando nel contempo l’apprendistato, che in Italia ha sempre avuto poco appeal.

«Quello dell’alternanza - ha sostenuto il consigliere della presidenza del Consiglio - è uno strumento che funziona, soprattutto se supportato da tre anni di decontribuzione in caso di assunzione del giovane entro 6 mesi. L’alternanza obbligatoria serve per spostare l’Italia verso un sistema di tipo tedesco». In questo modo si punta a cambiare la situazione attuale, in cui i ragazzi prima studiano e poi cercano un impiego, con il risultato che «in Italia ci si mette 14 mesi per trovare un lavoro dalla data del diploma, mentre in Germania ne servono tre e in Europa ne passano otto. Bisogna, quindi, intervenire prima dell’arrivo del titolo di studio».

Per il governo il lavoro non mancherà. «La difficoltà dei nostri giovani ad approcciare il mondo del lavoro risale alla fine degli anni Settanta - ha chiarito Pierangelo Albini, direttore Area lavoro e welfare di Confindustria - e quello del rapporto tra scuola e lavoro è uno dei temi su cui riflettere, anche perché si è investito molto poco nell’orientamento, mentre altri ordinamenti hanno premiato forme di “contaminazione”. Noi adesso sperimentiamo l’alternanza, che non è una novità, ma la sua obbligatorietà prevista in tempi rapidi l’ha resa difficile da far quadrare, in particolare nei licei».

Per Albini centrale è capire la vera natura dell’alternanza, «che deve essere considerata un percorso educativo, scolastico in cui un professore di fisica, ad esempio, può farti vedere in un’azienda i risultati della fisica applicata. Si tratta di un passaggio fondamentale, anche se magari ora c’è ancora una sorta di ritrosia verso questo mondo».

Per il presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte, che nel suo intervento ha cercato di dare una risposta al perché l’apprendistato in Italia non sia mai riuscito a decollare, nonostante i numerosi interventi normativi si deve considerare l’intero sistema scuola-lavoro, costituito dall’alternanza curricolare, quella extra curricolare e dall’apprendistato.

Quest’ultimo, ha evidenziato Vincenzo Silvestri, vicepresidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, «sconta una stratificazione normativa e regole diversificate nelle regioni». Il successo dei tirocini proposti dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, però, testimonia la necessità da parte delle imprese di strumenti semplici e agili per l’inserimento lavorativo.

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