Contrattazione

Il vino senza voucher Tra le vigne 25mila posti di lavoro meno

di Giorgio dell’Orefice

Il vino italiano è orfano dei voucher. Lo strumento nato circa 10 anni fa e ritagliato sulle esigenze del lavoro occasionale e stagionale in agricoltura è stato cancellato lo scorso anno. E il regime introdotto per compensare almeno in parte questa decisione si è rivelato fallimentare. È la denuncia che lancerà, oggi, dal Vinitaly di Verona la Coldiretti. «I dati sono impietosi – spiega l’associazione guidata da Roberto Moncalvo -: la nuova disciplina introdotta con l'articolo 54 bis del decreto legge n. 50/2017 si è rivelata un flop. Nel corso dell'ultima vendemmia i voucher utilizzati sono stati appena 25mila, ovvero meno del 2% degli 1,3 milioni registrati negli anni precedenti. Il che equivale alla perdita, tra i filari dei vigneti, di 25mila posti di lavoro».

Lo strumento dei tagliandi per il lavoro occasionale fu introdotto, ritagliato sulle esigenze della vendemmia, nel 2008. E visto l’iniziale successo fu poi esteso ad altri settori. Però mentre nel caso del vino raggiunse la quota di 1,3 milioni di buoni (da 10 euro comprensivi di salario e contributi previdenziali) nel 2011 e rimase su quella soglia fino al 2016, negli altri settori seguì un andamento diverso. Basti pensare che, esclusa appunto l’agricoltura, dai 15 milioni di voucher staccati nel 2009 (data dell’estensione ad altri settori) si giunse a 134 milioni nel 2016. Un boom che accese anche le polemiche e in particolare innescò le accuse di aggiramento delle norme sul lavoro che portarono alla cancellazione dello strumento per tutti, per chi ne aveva abusato come per chi ne aveva fatto un uso corretto.

A pagare i danni è stata però l’agricoltura e in particolare il vino italiano, che si vede oggi privato di un regime flessibile per la gestione del lavoro stagionale che sembrava perfetto per la vendemmia.

Le motivazioni di questo fallimento, secondo Coldiretti sono burocratiche e riconducibili in primis alla piattaforma informatica creata dall’Inps per i nuovi voucher (che può essere attivata solo dal singolo imprenditore e non per il tramite delle organizzazioni agricole) ma soprattutto a un sistema che non tiene nella giusta considerazione le specificità dell’attività agricola. «Nel nostro settore e a differenza degli altri il ricorso ai voucher è rimasto sotto controllo – spiega il responsabile lavoro della Coldiretti, Romano Magrini – anche perché fin dal primo momento ci eravamo dati alcune regole. Ovvero la possibilità di utilizzarlo solo per studenti, pensionati e cassaintegrati e soprattutto il divieto di applicare la disciplina dei “tagliandi” a soggetti precedentemente impiegati con contratti a tempo. Per questo in agricoltura non si è verificato quel fenomeno di destrutturazione dei rapporti di lavoro che, dati alla mano, si è invece registrato in altri settori. Inoltre - prosegue Magrini - il nuovo strumento è stato accompagnato dalla definizione di nuovi vincoli all’utilizzo come il tetto massimo di 3 giorni, rinnovabili, ma solo dopo nuova richiesta. Il che significa, per fare un esempio, che nel caso di una vendemmia di 15 giorni, un imprenditore che utilizza 10 studenti dovrà fare 50 richieste di rinnovo dei voucher. Insomma – conclude Magrini – formalmente lo strumento è ancora disponibile, ma nella realtà è bastato introdurre un po’ di adempimenti burocratici per giungere alla sua effettiva cancellazione».

«L’Italia non puo’ permettersi - ha aggiunto il presidente la Coldiretti Roberto Moncalvo - di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia, il vino. Il nuovo Parlamento ed il prossimo Governo hanno il dovere di ripensare ad uno strumento per il settore che semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile, risponda ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, i pensionati e i cassa integrati».

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