Contrattazione

Pronto il tavolo per il rinnovo del contratto

di Cristina Casadei

A sentire banchieri e bancari, ieri, al termine dell’assemblea dell’Abi, la parola che caratterizzerà il nuovo contratto collettivo nazionale del credito sarà inclusione. Come le parti la interpreteranno lo chiarirà la trattativa che partirà nei prossimi mesi, ma è chiaro che i fari dovranno essere accesi non solo sull’aumento economico, ma anche e soprattutto su innovazione, digitalizzazione, Npl e nuove forme contrattuali, a partire dal contratto ibrido che, per primo, ha sperimentato Intesa Sanpaolo. Il contratto scade a fine anno e il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, nella sua relazione ha sottolineato «il rispetto reciproco e la costruttività, nella dialettica, dei rapporti con i sindacati», dimostrati «definendo insieme i percorsi delle ristrutturazioni basati sempre su scelte volontarie, rifiutando l’indifferenza sociale».

Quella costruttività del passato, citata da Patuelli, dovrà caratterizzare le relazioni anche in futuro, «in vista del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro che dovrà incoraggiare l’efficienza e l’economicità per favorire la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione, cogliendo ogni aspetto innovativo, guardando innanzi con lungimiranza», continua il presidente dell’Abi. Tra tutti i risultati di questi ultimi anni, Patuelli cita l’accordo del febbraio del 2017 su politiche commerciali e organizzazione del lavoro. Proprio ieri i banchieri hanno nominato il nuovo presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro: l’incarico è stato affidato al condirettore generale del Banco Bpm, Salvatore Poloni, manager di lungo corso nell’ambito della gestione delle risorse umane e delle relazioni industriali che avvierà, a breve, il dialogo con i sindacati.

Il contesto in cui si muoverà il negoziato non è semplice, come è emerso anche nelle parole con cui lo ha tratteggiato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. «L’adeguamento della struttura del mercato è da tempo avviato: nell’ultimo biennio il numero di gruppi bancari e istituti indipendenti è sceso di circa 100 unità, a poco più di 400. Si ridurrà ancora grazie alla riduzione dei gruppi cooperativi. Nello stesso periodo il numero dei dipendenti è diminuito da 338mila a 282mila». Tutto questo, però sembra non bastare. «Il processo di riorganizzazione della struttura del mercato deve proseguire», ha proseguito il governatore. Parole che hanno richiamato l’attenzione dei sindacati (erano presenti i cinque segretari generali Lando Maria Sileoni per la Fabi, Giulio Romani per la First Cisl, Agostino Megale per la Fisac Cgil, Massimo Masi per la Uilca ed Emilio Contrasto per Unisin) che dal canto loro pongono l’accento sul loro ruolo e sugli sforzi dei lavoratori in questi ultimi anni.

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