Contrattazione

Boeri: ottimistici 8mila posti persi. È scontro aperto con il governo

di Davide Colombo

Le stime Inps sull’impatto negativo del Dl dignità possono apparire «addirittura ottimistiche» se si considerano anche delle restrizioni stabilite per i lavori in somministrazione (la pausa tra un contratto e l’altro), l’introduzione delle causali sui contratti a termine oltre i 12 mesi e gli incrementi dei contributi Naspi previsti ad ogni proroga. Lo ha spiegato ieri in audizione alla Camera il presidente Tito Boeri, dopo aver difeso a spada tratta le analisi tecniche dell’Istituto e dopo aver offerto una ricostruzione puntuale della previsione degli 8mila disoccupati in più sollecitata in mattinata anche dal Servizio Bilancio di Montecitorio e che da una settimana sono al centro della polemica politica, dopo che il ministro del Lavoro e vicepremier, Luigi Di Maio, aveva denunciato la presenza di una «manina» che avrebbe inserito quel dato nella Relazione tecnica quando il Dl era ormai in via di promulgazione. «L’Inps ha condotto le stime su dati quasi interamente forniti dal ministero del Lavoro e ha avuto due giorni a disposizione per effettuarle» ha affermato Boeri, dopo aver ricordato che proprio il Lavoro aveva chiesto una quantificazione del minor gettito contributivo derivate dalla prevista contrazione del lavoro a termine. Insomma, chi ha scritto materialmente il decreto ne aveva già ipotizzato un impatto negativo e aveva chiesto a Inps la quantificazione.

L’ipotesi di 8mila mancati rinnovi è basata su un calcolo tra due scenari prudenziali (a normativa vigente e variata) che prende le mosse dalle probabilità di disoccupazione al termine dei contratti che si sono verificate negli ultimi anni. Un esercizio svolto dal Coordinamento statistico-attuariale Inps in totale indipendenza - ha rimarcato a più riprese Boeri - e che non considera gli effetti derivanti dalla reintroduzione delle causali. Tenendo conto anche di questa variabile la platea dei lavoratori a rischio sale: «considerando che la percentuale di soggetti con durata del contratto effettiva compresa tra 13 e 24 mesi è circa il 7% (140.000 lavoratori) - ha spiegato Boeri- tale platea potrebbe avere problemi di rinnovo in relazione alle causali che potenzialmente potrebbero generare periodi di disoccupazione». Inps naturalmente effettuerà un monitoraggio stretto sull’impatto del decreto. Ma sia la teoria della domanda di lavoro (applicabile al caso italiano dato l’alta disoccupazione) sia le analisi degli effetti di provvedimenti che hanno in passato imposto alle imprese di interrompere contratti di lavoro in essere - ha affermato Boeri - «convergono nell’indicare effetti negativi sull’occupazione almeno nel breve periodo».

Nelle considerazioni finali dell’audizione, Boeri s’è riservato lo spazio per rispondere agli attacchi personali subiti negli ultimi giorni, soprattutto dal ministro dell’Interno. «Ciò che non posso neanche prendere in considerazione - ha detto - sono le richieste di dimissioni on line e le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale». Immediata la reazione di Matteo Salvini: «Minacce a Boeri? Ma quando mai. Se vuole fare politica con la sinistra che l’ha nominato si candidi».

Boeri ha spiegato che la Relazione tecnica non esprime una sua «personale opposizione al decreto». E ha ricordato quando in passato aveva chiesto di modificare il Dl Poletti. Il presidente dell’Inps ha aggiunto di considerare giusto l’obiettivo del Dl dignità: «Può essere difeso anche a rischio di un modesto effetto negativo iniziale». Mentre quel che va in tutti i modi evitato è il ripristino della “causale” sui rinnovi e l’aumento dei disincentivi sulle assunzioni stabili. Bisogna fare i conti con la realtà - ha concluso - che, spesso, «ci impone delle scelte fra avere più di una cosa desiderata e meno di un’altra in qualche modo auspicabile». Ma sostenere che le Relazioni tecniche esprimono un giudizio politico significa «perdere sempre più contatto con la crosta terrestre, mettersi in orbite lontane dal nostro pianeta». In serata da palazzo Chigi fonti vicine al premier hanno parlato di «toni inaccettabili e di espressioni fuori luogo». Secondo le stesse fonti i toni sarebbero ancor più gravi proprio perché arrivano da una figura che dovrebbe mantenere un profilo squisitamente tecnico.

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