Contrattazione

Per gli steward negli stadi somministrazione ormai impossibile

di Giampiero Falasca

La prossima stagione calcistica rischia di iniziare con una grande incognita: come gestire le prestazioni delle persone (steward, hostess, ecc.) che collaborano in maniera occasionale all'organizzazione dell'evento? Il problema – che non riguarda solo il calcio ma anche le altre discipline sportive professionistiche e, in generale, tutti gli eventi aperti al pubblico – è nato con l'abrogazione dei voucher, decisa lo scorso anno dal Dl 25/2017 e si è aggravato con il recente decreto dignità (Dl 87/2018).

Fino alla sciagurata e demagogica decisione di abolire i voucher, le prestazioni degli steward erano rese mediante i buoni lavoro, senza destare grandi criticità. Non c'erano abusi rilevanti e, soprattutto, le parti disponevano di uno strumento utile per entrambe, che combinava flessibilità per i datori e tutele minime (salario, contributi, fisco) per i collaboratori.

Dopo l'abolizione dei voucher, le società sportive hanno fatto ricorso a schemi contrattuali di ogni tipo: alcune hanno fatto ricorso alla collaborazione coordinata e continuativa, altre hanno esternalizzato il servizio a imprese appaltatrici, altre ancora hanno utilizzato la somministrazione di manodopera. Il contratto teoricamente più adeguato alla gestione di questa attività, il lavoro intermittente, è stato utilizzato poco, in ragione dei limiti di età dei lavoratori che frenano il suo utilizzo pieno.

La situazione si è aggravata con le norme del decreto dignità, in quanto l'introduzione della causale per il rinnovo dei rapporti a termine, anche a scopo di somministrazione, rende di fatto impossibile l'utilizzo del contratto per la gestione di queste prestazioni. Dopo il primo contratto stipulato per una partita, infatti, ogni successivo incarico sarà ammesso solo in presenza di una delle causali introdotte dal Dl 87/2018: esigenze estranee all'ordinaria attività dell'impresa, ragioni sostitutive oppure incrementi significativi e non programmabili dell'attività. Nessuna di queste esigenze si adatta al caso dello steward e, quindi, le società sportive dovranno ricercare soluzioni altamente creative: part time verticali di pochissime ore, contratti di staff leasing part time, e così via.

Qualcuno potrebbe obiettare che per gli steward l'ultima legge di bilancio ha consentito di utilizzare il “libretto famiglia” (la forma di lavoro occasionale introdotta dal Dl 50/2017), ma non è così. Il legislatore, infatti, per un imperdonabile errore ha omesso di precisare che per gli steward non si applica il tetto di spesa massima che deve rispettare ciascun committente. In concreto, questo significa che le società sportive non possono superare la spesa massima complessiva di 5 mila euro all'anno, che non basta neanche per una partita di cartello.

Né si può ipotizzare che le società sportive assumano a tempo indeterminato migliaia di prestatori occasionali che hanno un altro lavoro e svolgono l'attività di steward per poche giornate all'anno.

In questo scenario, l'unico contratto utilizzabile in maniera strutturale resta la collaborazione coordinata e continuativa, che offre un pacchetto di tutele molto ridotto rispetto al lavoro a termine e alla somministrazione: un risultato molto paradossale per un decreto legge nato con l'obiettivo di contrastare il lavoro precario.

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