Contrattazione

Si tratta su premi di produttività e deducibilità Imu per i capannoni

di Carmine Fotina e Claudio Tucci

Produttività, costo del lavoro, modifiche al decreto “dignità”, semplificazioni, debiti della Pa e Imu sui capannoni. Partirà da qui il tavolo Pmi convocato oggi al ministero dello Sviluppo economico.

È in fase avanzata di studio la possibilità di prorogare lo sgravio contributivo per incentivare la contrattazione di secondo livello nel caso in cui si introducano misure di conciliazione vita-lavoro dei lavoratori. La norma, prevista dal Jobs act in via sperimentale per il triennio 2016-2018, sta per scadere: sul piatto verranno messi una trentina di milioni di euro l’anno. L’incentivo è riconosciuto, se nei contratti “di prossimità”, si inseriscono norme per spingere, per esempio, il lavoro agile, il part-time, il welfare aziendale, gli asili nido, l’estensione dei congedi di paternità oppure interventi ad hoc per agevolare il rientro in azienda delle neo-mamme. È al momento in discussione anche l’ipotesi di rivedere i tetti ai premi di produttività: oggi la cedolare secca (10%) si applica a bonus fino a 3mila euro e coinvolge lavoratori entro gli 80mila euro di reddito (si intercettano, quindi, operai, impiegati, e una fetta di quadri e dirigenti). Allo studio ci sarebbe la possibilità di innalzare da 80mila a 100mila il limite reddituale, ampliando così la platea dei beneficiari.

Sempre in tema lavoro, è ancora in bilico la possibilità, su cui preme la Lega, di apportare modifiche al decreto dignità, che contiene il giro di vite su contratti a termine e somministrazione, pienamente in vigore dal 1° novembre, esauritosi il periodo transitorio. Sui due aspetti più critici, vale a dire la re-introduzione della causale dopo i primi 12 mesi “liberi” e l’aggravio contributivo dello 0,5%, aggiuntivo rispetto all’1,4% già previsto dalla legge Fornero, si starebbero discutendo correzioni. Sulle causali, la proposta è far rientrare nella partita la contrattazione collettiva nazionale, alla quale, quindi, tornerebbe a essere affidato il compito di prevedere “motivi” aggiuntivi rispetto a quelli delineati dal decreto 76 per ricorrere a un contratto a termine, come già, in passato, fu fatto con la legge 56 del 1987, articolo 23. Per quanto riguarda lo 0,5%, l’ipotesi è esentare gli interinali, o quanto meno, gli stagionali previsti da contratto, per i quali, nei fatti, l’aggravio è una “mezza beffa”, essendo le imprese obbligate a dare la precedenza nelle assunzioni temporanee.

L’operazione taglio cuneo poggia, al momento, su tre gambe: il bonus occupazionale Sud, la mini-Ires, e l’incentivo per assumere giovani eccellenze. A questi interventi “light”, già presenti in manovra, se ne dovrebbe aggiungere un altro: il taglio delle tariffe Inail, atteso con un emendamento alla manovra in Senato (il nuovo tariffario Inail partirà dal 2019 con una riduzione di 410 milioni che salgono a 525 nel 2020 e 600 milioni a decorrere dal 2021).

Tra i punti in discussione oggi potrebbe esserci anche un ulteriore irrobustimento della deducibilità dall’Irpef e dall’Ires dell’Imu sui capannoni, già portata alla Camera dal 20 al 40%. Sul tavolo c’è ora il 50%, ma questo ritocco verso l’alto costerebbe non meno di 145 milioni per il primo anno. Il «tavolo permanente per le Pmi» era stato preannunciato già una settimana fa per recuperare un vecchio strumento del 2010, collegato all’attuazione dello Small business act europeo. Ma in questi giorni, anche per rispondere all’iniziativa di Salvini, il tavolo ha cambiato fisionomia e fino a ieri al Mise si stava frettolosamente cercando di sommare nuove sigle per arrivare alle circa 30 da “opporre” alle 15 incontrate dal leader leghista. Ieri Di Maio e Salvini si sono punzecchiati sul tema. «I fatti si fanno al Mise» la sortita del ministro dello Sviluppo, «io bado alla sostanza» la replica del titolare dell’Interno. Poi in serata fonti della Lega chiarivano che «non c’è nessuna polemica con Di Maio sulle imprese».

Si parlerà anche di semplificazioni. Su questo punto le imprese, dopo aver letto le bozze del decreto legge in arrivo, si aspettavano molto di più soprattutto alla luce di alcuni incontri che erano stati organizzati con grande enfasi dal ministero a fine luglio. Un discorso a parte merita il capitolo Impresa 4.0. Si studia una norma per chiarire l’inclusione anche dei software in modalità cloud tra i beni incentivabili tramite l’iperammortamento (con maggiorazione del 40%). Si valuterebbe poi (ma appare un’impresa difficile) di innalzare ulteriormente il beneficio massimo dell’iperammortamento, portando dal 170% approvato alla Camera al 180% l’aliquota per gli investimenti fino a 2,5 milioni.

Spazio anche al capitolo dei debiti della Pa. Due i progetti in cantiere. Il primo è concentrato sui comuni, e punterebbe a smuovere fino a 10-15 miliardi di euro con il raddoppio, da 3/12 fino a 5-6/12 delle entrate, delle anticipazioni di tesoreria. Le anticipazioni aggiuntive, tramite Cdp, sarebbero indirizzate proprio al pagamento delle vecchie fatture. Il secondo intervento, sempre sotto forma di anticipazioni, sarebbe una riedizione dei vecchi decreti sblocca-debiti, per regioni e ministeri, per mettere sul piatto altri 10-15 miliardi di euro.

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