Contrattazione

Bancari, nel rinnovo non c’è spazio per il contratto ibrido

di Cristina Casadei

«Non vedo perché inserire nelle tesi contrattuali del sindacato il tema del lavoro autonomo: quando un lavoratore opera per un solo committente si tratta evidentemente di lavoro subordinato, non di lavoro autonomo. Se sarà l’Abi a presentarci questa istanza la valuteremo, ma non c’è dubbio che le caratteristiche del lavoro autonomo sono del tutto diverse da quelle del lavoro subordinato». Il successore di Giulio Romani (cooptato da Annamaria Furlan nella segreteria confederale della Cisl) alla guida della First Cisl, Riccardo Colombani, eletto ieri dal consiglio generale dell’organizzazione con 235 voti su 249, inizia il suo mandato nel bel mezzo del rinnovo del contratto collettivo nazionale dei bancari. Il 28 gennaio è stato fissato il prossimo incontro Abi-sindacati e nel discorso d’insediamento Colombani scivola velocemente verso la rivendicazione salariale che non potrà non essere un tema del rinnovo e soprattutto non potrà «limitarsi al recupero dell’inflazione. Esigiamo un dividendo per il contributo offerto dai lavoratori al risorgimento del sistema bancario in termini di mantenimento del patrimonio clienti-risparmiatori, di riconquista della reputazione del sistema, di aumento dei carichi di lavoro dovuto alla riduzione dei livelli occupazionali, di giornate di solidarietà».

Colombani, toscano d’origine e di provenienza BancoBpm, è stato responsabile dell’ufficio studi della First, dopo aver seguito i grandi gruppi, da Ubi fino a Unicredit e Intesa Sanpaolo. Per aumentare il peso del contratto Abi, dice che «l’area contrattuale deve applicarsi a tutti i soggetti vigilati dalla Banca d’Italia e dalla Consob. La Banca d’Italia ha l’obbligo di disciplinare i sistemi di remunerazione e di incentivazione e la Consob di evitare che questi impediscano di agire nel miglior interesse dei clienti». Venendo alle più recenti dolenti note, quelle che arrivano da Genova, Colombani lancia la proposta della sua sigla (che è seconda, dopo la Fabi guidata da Lando Maria Sileoni, per numero di iscritti in Carige e più in generale nel credito) per risolvere la partita di Carige. È una soluzione di sistema, come la ha definita: «Nel Fondo per l’occupazione giacciono inutilizzati 165 milioni perché le banche non assumono (da notare però che il Foc ha sostenuto oltre 20mila assunzioni, ndr), ma nel contempo lo schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi ha sottoscritto solo 320 milioni del bond subordinato da 400 milioni che serviva da finanziamento ponte per Carige, in attesa di un aumento di capitale che l’assemblea dei soci non ha invece autorizzato. Facciamo sottoscrivere al Foc gli 80 milioni disponibili del bond, a condizione che servano per sviluppare l’attività commerciale di Carige attraverso le persone che ci lavorano». Una soluzione che trova concorde il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan , che a proposito delle lettere Bce alle banche sugli Npl parla di rischio credit crunch: «Occorrono politiche da parte del governo che agevolino il sostegno a famiglie e imprese negli investimenti».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©