Contrattazione

L’hr tech vola oltre il miliardo di fatturato

di Filomena Greco

La gestione del personale diventa smart e il settore dell’hr technology esplode. Lo raccontano i dati raccolti nella seconda edizione dell’Osservatorio sull’HR Tech in Italia, svoltosi a Torino e curato da Matteo Cocciardo, ceo di In-Recruiting, in collaborazione con Talent Garden. E le storie d’impresa nate in questo comparto, dalla piattaforma “Tripadvisor” per le agenzie del lavoro, con un sistema di recensioni da parte degli utenti a caccia di lavoro, fino ai sistemi per misurare con un algoritmo le soft skills dei candidati.

Sono un centinaio le imprese che rientrano nel comparto Hr Tech in Italia, si tratta di aziende che offrono soluzioni software o hardware di proprietà dedicate alla gestione delle risorse umane, concentrate per lo più tra Torino e Milano, con un giro d’affari stimato in oltre un miliardo. A indicare la fase di forte espansione, due elementi: da un lato il crescente interesse finanziario a livello mondiale per questo genere di servizi, tanto che nell’ultimo anno gli investimenti da parte dei fondi di venture capital sono passati da un miliardo e mezzo a quattro miliardi. Dall’altro l’ampliamento dei comparti Hr interessati dalla “rivoluzione” digitale, iniziata nel recruitment e oggi in grado di incidere sulle dinamiche dell’intero settore, dall’incrocio della domanda e dell’offerta fino alla gestione diretta del personale – orari, permessi, ferie – e alla formazione.

Ma cosa chiedono i responsabili del personale al mercato? La mappa dettagliata emerge dalla tipologia di società e servizi censite nel rapporto: si va dalla Talent acquisition agli Applicant Tracking System, dai portali per la ricerca del lavoro alle soluzioni di recruiting online, fino alle piattaforme per video-interviste e test online, tutto questo accanto alle soluzioni smart per la gestione del personale e dei percorsi di formazione, le piattaforme di training online, di valutazione delle performance, di gestione dei benefit, per arrivare ai percorsi di engagement. A questi servizi digitali, in realtà, non guardano soltanto gli hr ma anche i top manager delle aziende, che puntano ad accelerare i processi di digitalizzazione del comparto risorse umane. «Si tratta di un mercato in crescita – conferma Matteo Cocciardo – dove le startup rappresentano la metà delle aziende mappate, con una grande capacità innovativa e una attenzione ai settori più nuovi e sperimentali come la social collaboration». Tra i percorsi più nuovi ci sono le piattaforme di gaming utilizzate per testare e valutare la relazione e le interazioni tra i membri di un team di lavoro, ad esempio. Mentre ii trend indicati per il futuro sono lo sviluppo dell’intelligenza artificiale applicata alla gestione delle risorse umane e l’evoluzione dei big data, tema centrale in vista della crescente quantità di dati dispobibili sul personale e delle potenzialità di analisi che ne derivano. «Già oggi – aggiunge Matteo Sola, people&culture manager di Talent Garden – a livello internazionale assistiamo ad una evoluzione della professionalità dei responsabili delle risorse umane, chiamati a sviluppare competenze come data manager, anche perché saranno sempre più i report e le analisi a disposizione a guidare le scelte e le strategie di un hr, definite con una maggiore consapevolezza e documentazione».

Ma a che punto è l’Italia rispetto ad altri player? «Vediamo molti sistemi e piattaforme – spiega Cocciardo – sviluppate in maniera molto puntuale e applicate su numeri ristretti di lavoratori, questo garantisce spesso un buon funzionamento e ottime performance». Al netto però dello “svantaggio” competitivo della lingua italiana, che limita gli sviluppi di alcuni applicativi, ad esempio nel settore dell’intelligenza artificiale. Quando si parla di servizi digitali per la gestione del personale e di applicativi di intelligenza artificiale, poi, si evidenzia anche una tendenza verso l’automazione. È sempre positiva? O rappresenta una minaccia se si considera ad esempio la possibilità che a selezionare il personale possa sempre più spesso un esperto”virtuale” dallo schermo di un pc. «Oggi l’automazione – sottolinea Ricciardo – è uno strumento utilizzato nella selezione del personale ma le applicazioni in fase di colloqui sono minime, si tratta di percorsi che non vogliono rimpiazzare il recruiting ma fornire elementi in anticipo, per facilitare e raffinare i processi decisionali che restano in capo ai manager, riducendo ad esempio i rischi derivanti dalla discriminazione, anche inconscia». Per Matteo Sola «l’automazione avrà un impatto importante ma non sarà destinata a sostituire processi ad alto valore aggiunto. Va bene dunque lo screening iniziale dei curricula, per permettere ai responsabili di fare meglio il proprio mestiere».

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