Contrattazione

Per i riders il contratto diventa un miraggio

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Da neo ministro del lavoro come primo atto “politico” Luigi Di Maio, poco meno di un anno fa, volle incontrare le associazioni dei rider. Poi aprì al Mise affollati tavoli di confronto per delineare un nuovo quadro di tutele applicabili chiamando le parti sociali più rappresentative, oltreché le imprese della gig economy, i sindacati autonomi, i comitati autorganizzati. La “minaccia” di intervenire con un provvedimento inviso alle aziende, è stata più volte evocata dal ministro, anche nell’ultima riunione che risale a novembre 2018. Le decine di sigle convocate a intermittenza, portatrici di istanze diverse, come prevedibile non sono riuscite a trovare una sintesi comune e il ministro ha deciso di percorrere la via legislativa, al posto di quella negoziale: con un emendamento annunciato al Ddl Catalfo sul salario minimo, all’esame della commissione lavoro del Senato.

Sulla decisione di rompere gli indugi ed intervenire ha pesato anche l’iniziativa del presidente della regione Lazio, leader del Pd, Nicola Zingaretti, che ha approvato una legge regionale con le tutele per i lavoratori digitali, bruciando nei tempi il ministro Di Maio, in quella che voleva essere una battaglia di bandiera del M5S. Per la verità il ministro aveva già preparato una proposta di legge sul tema, ma il tentativo di inserirla in alcuni provvedimenti (prima il dl Dignità, da ultimo il decretone su Reddito e Pensione di cittadinanza) è stato respinto per «estraneità» della materia. Resta il fatto che dopo la mossa del governatore del Lazio, un intervento regolatore centrale diventa più urgente, perchè se altre regioni decidessero di autoregolamentare il tema, si creerebbero discipline diverse, forse anche in contrasto tra loro.

La proposta Di Maio applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato non solo ai rider, ma a tutti i rapporti di collaborazione che «si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente, anche attraverso il ricorso a piattaforme digitali». Per i soggetti iscritti alla gestione separata, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, l’indennità giornaliera di malattia, di degenza ospedaliera, il congedo di maternità e il congedo parentale sono corrisposti a condizione che risulti attribuita una mensilità di contribuzione nei dodici mesi precedenti (l’indennità di degenza ospedaliera è aumentata del 100% ed è aggiornato l’importo dell’indennità giornaliera di malattia). Stiamo parlando di una platea, secondo le stime della fondazione Rodolfo De Benedetti, di 10mila rider, in prevalenza con meno di 30 anni, parte dell’esercito di cosiddetti gig workers, stimati in 700mila-1 milione.

Un articolo ad hoc è dedicato ai rider delle piattaforme digitali: non possono essere retribuiti in base alle consegne effettuate, ma i «contratti collettivi possono definire schemi retributivi modulari e incentivanti, che tengano conto delle modalità di svolgimento della prestazione e dei diversi modelli organizzativi». I rider devono avere una copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali a carico delle imprese titolari delle piattaforme digitali.

«Rispetto alle proposte precedenti del governo c’è una nozione più restrittiva per le imprese del concetto di eterorganizzazione che fa scattare il rapporto di lavoro subordinato. Adesso riguarda in modo specifico le modalità di esecuzione del lavoro, mentre in precedenza si riferiva in modo generale all’organizzazione del tempo e del luogo», spiega Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro alla Sapienza di Roma. «Resta il dubbio di cosa voglia dire l’applicazione della disciplina del lavoro subordinato, se si applica o meno alla sola tutela economica, come stabilito dalla sentenza della Corte di appello di Torino», aggiunge Maresca.

Su ricorso di alcuni rider di Foodora i giudici del capoluogo piemontese hanno sancito il diritto degli appellanti ad avere corrisposta una somma calcolata sulla retribuzione del contratto collettivo logistica-trasporto merci, senza tuttavia riconoscere il diritto a vedersi estesa tutta la disciplina del lavoro subordinato (mantenendo, cioè, la veste di lavoratori autonomi). Sul tema, peraltro, l’Europa sembra muoversi in una diversa direzione rispetto al governo italiano, pare escludere il lavoro autonomo e, dunque i rider, dai diritti minimi previsti dalla direttiva approvata dal Parlamento Ue lo scorso 16 aprile (si veda Il Sole 24 ore del 30 aprile).

Il tema è delicato. La nuova normativa della regione Lazio, elaborata dall’assessore, ex Cgil, Claudio Di Berardino, non entra nella qualificazione giuridica del rapporto di impiego dei lavoratori digitali (categoria che comprende anche i rider) ma riconosce una serie di diritti, dalla tutela del lavoratore in caso di infortunio, alla formazione in materia di sicurezza, e dispone, inoltre, a carico delle piattaforme l’assicurazione per infortuni, danni a terzi e spese di manutenzione per i mezzi di lavoro. Vengono introdotte, poi, norme su maternità e previdenza sociale, mentre per quanto riguarda la retribuzione, si ribadisce il rifiuto del cottimo e si rimanda alla contrattazione collettiva per stabilire il compenso, superando l’attuale condizione in cui sono esclusivamente i datori di lavoro a dettare i criteri su paga base e premialità.

«È positiva la proposta di voler superare la retribuzione a cottimo, e ci sembra interessante anche l’idea di estendere le coperture Inail e Inps a queste forme di lavoro sempre più assimilabili al lavoro dipendente - sottolinea Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl -. Chiediamo, tuttavia, di prevedere anche forti norme per la tutela della privacy e la trasparenza degli algoritmi di cui il ministro non parla. La Cisl - chiosa Sbarra - ribadisce come la soluzione contrattuale e non legislativa continui a rappresentare la soluzione migliore da perseguire per assicurare subito diritti salariali e tutele normative alle persone».

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