Contrattazione

Occupazione ai massimi, ma fermi giovani e donne

di Claudio Tucci

Il tasso di disoccupazione abbandona dopo oltre sette anni la “doppia cifra”: a maggio è sceso al 9,9%, il livello più basso da febbraio 2012 (l’Italia resta distante dalla media Ue, in calo al 7,5%, e, a livello internazionale, ci confermiamo terzultimi, peggio di noi solo Spagna e Grecia).

Rispetto ad aprile, ci sono 67mila occupati in più: 41mila sono lavoratori autonomi, cioè partite Iva, e rapporti a tempo determinato, legati alla stagionalità; le restanti 26mila unità sono contratti stabili, vale a dire assunzioni a tempo indeterminato, spinte, in parte, dall’aumento delle stabilizzazioni, in specie dello staff leasing, indotto dal decreto dignità (si veda approfondimento qui a fianco). Il tasso di occupazione, a maggio, ha raggiunto il livello record del 59%, il più alto da quando sono disponibili le serie storiche dell’Istat, ovvero dal 1977. La crescita delle persone con un impiego, tuttavia, è legata quasi interamente agli over50, che rimangono per maggior tempo occupati per effetto delle precedenti riforme pensionistiche. Per la fascia mediana della forza lavoro, cioè i 35-49enni, invece, la situazione resta difficile: in un mese, per loro, l’occupazione è diminuita di 34mila unità, sull’anno di ben 208mila, complice riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali ancora in corso (da mesi l’Inps evidenzia una ripresa della cassa integrazione straordinaria piuttosto sostenuta).

Per donne e giovani la fotografia, scattata ieri dall’Istat sul mercato del lavoro, mostra più ombre che luci: su 67mila occupati in più mensili appena mille sono femmine (66mila sono uomini). Anche l’inattività, per le donne, è tornata a salire: +33mila unità (tra queste ci sono le scoraggiate). Per gli under25, poi, il tasso di disoccupazione a maggio è in contrazione al 30,5%; l’Italia rimane però distante dalla media Ue in discesa al 15,7% e siamo lontani dai primi della classe, la Germania dove la percentuale di ragazzi senza un impiego è stabile al 5,1% grazie al sistema di formazione duale che, da noi, l’attuale governo ha fortemente ridimensionato. Sull’anno, il numero di occupati è salito di 92mila unità, i disoccupati sono scesi di 192mila persone, gli inattivi sono rimasti sostanzialmente stabili (-7mila unità).

Per il premier, Giuseppe Conte, i numeri dell’Istat «sono molto incoraggianti. Sappiamo che c’è ancora tanto da fare, soprattutto al Sud». Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, che ha attribuito il calo della disoccupazione e il record di occupati «al decreto dignità, che nonostante le critiche - ha detto - sta funzionando».

Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’incremento dell’occupazione «è un dato sicuramente positivo. Il governo, ora, lo deve consolidare spingendo sulla crescita». Pd e l’economista di Fi, Renato Brunetta, hanno criticato il trionfalismo di Di Maio: «È assolutamente fuori luogo. I dati sono incoraggianti, ma il nostro differenziale con l’area Euro non è affatto colmato, anzi». Gli esperti invitano alla cautela: «Non è la prima volta che il mercato del lavoro corre più forte del Pil - ha spiegato Marco Leonardi (Statale di Milano) -. Ma bisogna stare attenti. L’economia è in frenata, così come la produzione industriale e le aspettative delle imprese sono negative. In questo quadro, l’occupazione finirà presto per risentirne. Ecco perché occorre accelerare, subito, su crescita e investimenti».

La fotografia del mercato del lavoro

La fotografia del mercato del lavoro

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