Contrattazione

In tre mesi -60mila occupati: continua la frenata del lavoro

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Continua la frenata del lavoro. A settembre, rispetto ad agosto, l’occupazione si è contratta di 32mila unità, e a scendere, per la prima volta in maniera consistente, sono stati soprattutto i rapporti a tempo indeterminato, -18mila posizioni, oltre agli autonomi. Il trend negativo dura ormai da luglio: negli ultimi tre mesi infatti gli occupati sono scesi di 60mila unità. A tornare su è stata anche la disoccupazione, che, sempre a settembre, ha sfiorato la soglia psicologica del 10%, attestandosi al 9,9 per cento. Peggio dell’Italia, nel confronto internazionale, fanno solo la Spagna e la Grecia, a fronte di un tasso di disoccupazione nella media Ue stabile al 6,3 per cento (7,5% nell’area Euro).

I dati diffusi ieri da Istat ed Eurostat fotografano un mercato del lavoro italiano che si sta allineando ad una crescita fiacca, dopo i primi mesi dell’anno un po’ più vivaci. Come evidenziato anche dall’ultima nota del Centro Studi Confindustria. A settembre è tornato a salire anche il tasso di disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 28,7%; un valore distante anni luce da paesi come la Germania, tra i primi a livello internazionale, stabile al 5,9% di disoccupazione tra gli under25 grazie al sistema di formazione duale, che qui da noi invece si sta smontando. La media Ue è del 14,5% (15,9% nell’area Euro).

Ad essere in difficoltà, in Italia, è anche la fascia d’età centrale della forza lavoro, vale a dire i 35-49enni che sul mese hanno perso 30mila occupati, sull’anno addirittura 216mila. Su costoro pesano, come su tutto il mercato del lavoro, le difficoltà della nostra economia; ma anche crisi aziendali ancora aperte, e nuove in arrivo, come testimonia il boom di ore richieste di cassa integrazione straordinaria soprattutto nell’industria e nell’edilizia. Peraltro, gli oltre 150 tavoli di crisi aperti al Mise sono ancora tutti lì, e ciò costringe il ministero del Lavoro a rifinanziare, ormai di mese in mese, gli ammortizzatori sociali visto il mancato decollo delle politiche attive.

A settembre si sono conteggiati 73mila disoccupati in più, a fronte di un calo degli inattivi di 77mila unità: su questi numeri potrebbe aver avuto un impatto il reddito di cittadinanza visto che a settembre è iniziata la fase di attivazione nei centri per l’impiego da parte dei primi beneficiari “occupabili”.

Sull’anno, rispetto cioè a settembre 2018, il mercato del lavoro ha mostrato luci e ombre. L’occupazione è in crescita di 111mila unità: i dipendenti permanenti sono saliti di 214mila, complici le trasformazioni legate al decreto dignità che hanno caratterizzato la fine del 2018 e i primissimi mesi del 2019 (anticipando assunzioni che comunque in larga parte si sarebbero realizzate). Gli indipendenti occupati, invece, sono 115mila in meno, i lavoratori a termine sono rimasti sostanzialmente stabili (+12mila), a causa dei freni normativi e dei maggior costi introdotti dal Dl 87. «I segnali di rallentamento si vedono – sottolinea l’economista Pd, Marco Leonardi –. Dobbiamo riflettere su alcuni freni normativi, e rilanciare subito crescita e investimenti».

Per il vice presidente di Confindustria per il lavoro e le relazioni industriali, Maurizio Stirpe, «i numeri sull’occupazione sono coerenti con l’attuale livello di stagnazione della nostra economia. Dobbiamo quindi agire, e in fretta, mettendo in campo politiche adeguate che spingano la crescita, contrastino efficacemente la disoccupazione e rilancino gli investimenti, pubblici e privati».

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