Contrattazione

A novembre record di occupati, tasso al 59,4%

di Claudio Tucci

A novembre ci sono 41mila occupati in più; essenzialmente donne, trentenni e lavoratori stabili. Il tasso di occupazione fa così un altro piccolo balzo in avanti e raggiunge quota 59,4%, ai massimi dal 1977 (l’anno di inizio delle serie storiche ricostruite dell’Istat). Il tasso di disoccupazione rimane stabile al 9,7% (nel confronto internazionale l’Italia resta comunque al terz’ultimo posto, peggio di noi solo Spagna, 14,1% e Grecia, 16,8% di quota di persone senza un impiego).

I dipendenti a termine continuano a contrarsi, complice la stretta introdotta a luglio 2018 dal decreto dignità, con il ritorno delle causali dopo i primi 12 mesi “liberi” di rapporto; e in affanno si confermano anche gli autonomi: sul mese diminuiscono di 22mila unità, sull’anno di 41mila, a testimonianza di una difficoltà del settore, finito, da diversi mesi, nel dimenticatoio di politica e governo.

La fotografia scattata ieri dall’Istat sul mercato del lavoro (mese di riferimento, novembre 2019) conferma una situazione in chiaro-scuro: l’incremento di occupati tra i 25-34enni «è un primo segnale che l’incentivo sulle stabilizzazioni degli under35 sta iniziando a funzionare», commenta l’economista Marco Leonardi, consigliere economico del ministro Roberto Gualtieri. Resta in difficoltà invece la fascia d’età mediana della forza lavoro, vale a dire i 35-49enni. Per costoro infatti l’occupazione scende di 5mila unità sul mese e di ben 128mila sull’anno; a pesare ci sono processi di riorganizzazione e riconversione industriale ancora in corso, e lontani dal trovare soluzioni positive.

Per i giovanissimi, cioè gli under25, la situazione resta difficile: il tasso di disoccupazione aumenta al 28,6%. L’Italia resta lontana dai primi della classe nell’Eurozona, cioè la Germania stabile al 5,9% di under25 senza un lavoro, grazie al sistema di formazione duale che, qui da noi, invece, si sta smantellando.

Nel tendenziale (novembre 2020 su novembre 2019) l’occupazione sale di 285mila unità; la crescita è spinta dai dipendenti (+325mila persone nel complesso), e in particolare da quelli permanenti (+283mila posizioni). I dipendenti a termine segnano +42mila unità. Il numero di disoccupati, sempre sull’anno, si contrae di 194mila posizioni (-7,1%) e in forte discesa risultano anche gli inattivi, tra cui gli scoraggiati: -203mila persone, (-1,5 per cento).

Il governo vede il bicchiere mezzo pieno: «Sull’occupazione i dati Istat sono incoraggianti - evidenzia il premier, Giuseppe Conte -. Certo, bisogna fare ancora tanto, specie al Sud». Sulla stessa lunghezza d’onda, la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo che parla di «ottime notizie» sul lavoro.

Più cauti i sindacati: «L’occupazione cresce poco in linea con la bassa crescita del Pil - sottolinea Luigi Sbarra (Cisl) -. Molti lavoratori sono a orario ridotto a causa di Cig e part-time involontario». Fredda anche la Cgil: «L’Istat conferma i ritardi del nostro mercato del lavoro - aggiunge Tania Scacchetti (Cgil) -. Il buon lavoro diventi ora l’ossessione del Governo».

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