Contrattazione

Federalimentare: realismo sul contratto

di Cristina Casadei

Il coronavirus fa il suo ingresso anche nella contrattazione sindacale, già di per sè ricca di complessità. Prima che venisse fuori l’emergenza, due settimane fa, si sono interrotte le trattative tra Federalimentare e i sindacati, Fai, Flai e Uila. Uno stop inspiegabile, secondo quanto dichiarato dalle imprese (si veda il Sole 24 Ore del 21 febbraio). Se per Federalimentare si è trattato di uno stop «inspiegabile», per i sindacati no. I rappresentanti dei lavoratori hanno spiegato di non aver avuto le risposte che chiedevano e hanno così annunciato azioni di lotta, a cominciare dalle assemblee sui luoghi di lavoro e dagli attivi unitari interregionali, che si sono svolti ieri.

A distanza di un paio di settimane, nel dialogo dove le parti avevano comunque fatto passi avanti rispetto alla presentazione della piattaforma, evidentemente insufficienti per i sindacati, irrompe il Coronavirus. Lo scenario cambia completamente. Silvio Ferrari, vicepresidente di Federalimentare e capodelegazione nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di categoria, da un lato esprime soddisfazione per la nota congiunta del 27 febbraio tra sindacati e imprese confederali dove si auspica la piena collaborazione tra parti sociali e autorità di governo per superare al più presto l’emergenza Coronavirus. Ma dall’altro lato avverte i lavoratori che adesso «serve il massimo realismo da parte dei sindacati di categoria Fai, Flai, Uila. È necessario preservare il più possibile occupazione e capacità produttiva per garantire gli approvvigionamenti necessari alla popolazione. E per farlo occorre la massima responsabilità da parte di tutti».

Il nuovo scenario che ha iniziato a delinearsi per l’Italia, dal 21 febbraio, ormai è sotto gli occhi di tutti. Le previsioni sul Pil, peggiorate dall’impatto inatteso del Coronavirus, indicano un 2020 che tornerà in rosso dopo sette anni. La grave crisi attesa dal settore turismo (che muove l’11% del prodotto interno) inciderà con forza sulle proiezioni congiunturali che già scontano una produzione industriale che a dicembre ha chiuso con un calo del -4,3%. «Tutto questo - conclude Ferrari - metterà a dura prova le doti anticicliche del settore alimentare destinato a chiudere il 2020 con un’inversione di tendenza sui trend espansivi del 2019. È dunque indispensabile affrontare il nuovo Contratto nazionale con un atteggiamento radicalmente innovativo: tutelare i diritti dei lavoratori e dei cittadini garantendo alle aziende di poter operare con la competitività e l’efficienza necessarie per restare sul mercato».

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