Contrattazione

Per spostarsi vanno indicate anche le generalità del datore

di Marta Casadei e Michela Finizio

Dopo le prime ore di confusione, in cui non si capiva nemmeno se l’attività di lavoro domestico rientrasse - o meno - tra quelle sospese fino al 25 marzo, sono arrivati i chiarimenti alle associazioni di categoria: l’attività di colf e badanti non rientra tra i servizi alla persona indicati nel Dpcm dell’11 marzo. Pertanto si può continuare a lavorare presso le famiglie, sempre pronti a mostrare l’autocertificazione.

Il ministro dell’Interno, infatti, ha precisato che gli spostamenti dovranno essere attestati mediante autodichiarazione, che potrà essere resa anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia. Un divieto assoluto, invece, è previsto per le persone in quarantena o risultate positive al virus.

È opportuno, dunque, che la colf o badante porti sempre con sè un’autocertificazione in cui dichiara il motivo dell’uscita e le generalità del datore di lavoro (che potranno poi essere verificate dalle forze di polizia) e abbia a cuore di usare tutte le precauzioni del caso. Non è possibile impedire alla badante convivente di uscire di casa, perché nessun privato può limitare la libertà altrui. Ma se le abitudini della lavoratrice non sono in linea con le regole di buon senso odierne è possibile impedire il rientro, invitando la badante a mettersi in ferie.

Infine, come tutti i datori di lavoro è bene adottare le misure sanitarie necessarie, in linea con il protocollo condiviso il 14 marzo tra Governo e parti sociali sulle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Ad esempio, è bene informare il proprio lavoratore su come deve comportarsi, specie se lavora a stretto contatto con noi, assicurare il rispetto delle distanze, usare mascherine ed eventualmente verificare lo stato di salute del dipendente, misurando la febbre.

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