Contrattazione

Alimentare, stato di agitazione per il contratto

di Cristina Casadei

Nelle industrie alimentari riparte lo stato di agitazione. Motivo? Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, rimasto sospeso. Roberto Benaglia, segretario nazionale della Fai Cisl, spiega che «il contratto è ormai scaduto da 5 mesi. Si tratta di un ritardo inedito per questo settore che ha sempre rinnovato il contratto in linea con la scadenza. Con istituti innovativi». Il settore è tra quelli che, per la loro essenzialità, hanno continuato a lavorare in questo contesto di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, in cui molta parte dell’industria ha dovuto fare i conti con il lockdown. «Una parte importante dell’alimentare ha continuato a lavorare a pieno ritmo, in alcune aziende è stato chiesto ai lavoratori uno sforzo maggiore rispetto all’ordinario - continua Benaglia -. Così le nostre persone, quando il Governo diceva a tutti di rimanere a casa, sono andate a lavorare con grande senso di responsabilità. In mezzo a molte preoccupazioni. E adesso ci ritroviamo senza nemmeno una data di incontro per provare a trovare un’intesa sul rinnovo del contratto. Il rinnovo del contratto va fatto, le aziende di fronte alla richiesta di una data di incontro non possono rispondere “vi faremo sapere”».

La trattativa è partita in salita fin dalla piattaforma sindacale, dove Fai Cisl, Flai Cgil e Uila hanno avanzato a Federalimentare una richiesta di aumento per il livello medio di riferimento di 200 euro, oltre al miglioramento di diversi istituti contrattuali. Dopo molti incontri, all’inizio dell’anno le parti hanno rotto la trattativa, i sindacati hanno proclamato un primo stato di agitazione con il blocco degli straordinari. Per poi ricomporre le fila, un attimo prima dell’emergenza sanitaria. Con una nuova data di incontro, l’8 aprile. Da quel momento ad oggi nessun passo avanti. L’emergenza sanitaria ha radicalmente cambiato lo scenario e le prospettive. «L’industria alimentare subirà un duro contraccolpo nei prossimi mesi per l’emergenza coronavirus e quindi la notizia secondo la quale sarebbe esente da ricadute grazie all’effetto scorte è una fake news», ha spiegato ieri il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, commentando anche le anticipazioni Istat sul commercio estero con i paesi extra-UeE nello scorso marzo. Benaglia osserva però che «i lavoratori dell’alimentare hanno fatto lavorare un settore che dà fatturato alle aziende e cibo ai cittadini e adesso chiedono risposte». Per averne, dal 9 maggio, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila hanno deciso di far ripartire lo stato di agitazione, con sospensione di flessibilità e straordinari, che era stato sospeso lo scorso 10 marzo ed esprimono disappunto per l’indisponibilità di Federalimentare a fissare una data per il confronto. Fai, Flai e Uila «ritengono ancora più urgente il rinnovo del contratto nazionale con il quale rafforzare diritti e tutele, innovare le relazioni sindacali e rilanciare il settore oltre l’emergenza». La mobilitazione non si fermerà nelle fabbriche, ma arriverà anche sui social, attraverso due campagne di comunicazione. Una rivolta alle aziende e ai loro 450 mila lavoratori per spiegare lo stato di agitazione. L’altra sarà invece un’iniziativa di sensibilizzazione per informare, spiegano i sindacati, sull’indisponibilità a rinnovare il contratto a coloro che hanno garantito beni essenziali per tutti.

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