Contrattazione

Manager, tagli anche al fisso

di Cristina Casadei

Nei giorni delle trimestrali si sono moltiplicati, insieme a risultati con il segno meno, gli annunci di differimenti e tagli dei compensi dei top manager, legati all’emergenza sanitaria del Covid-19. Interventi che non risparmiano nemmeno la parte fissa.

La moltiplicazione dei casi

Lvmh ha annunciato che il top management ha rinunciato alla remunerazione per aprile e maggio e alla remunerazione variabile relativa a tutto il 2020. I membri del cda hanno ridotto il gettone di presenza del 30% per il 2020. Il ceo di UniCredit, Jean Pierre Mustier, oltre a rinunciare alla sua remunerazione variabile per il 2020, pari ad un massimo di 2,4 milioni di euro, ha proposto di ridurre il proprio compenso per il 2020 di circa il 25%, equivalente a 300mila euro: il consiglio di amministrazione donerà la somma alla Fondazione UniCredit. Essilux ha invece previsto tagli volontari agli stipendi dei manager a partire dal 50% in meno per i compensi ai componenti del Consiglio di amministrazione. E la costituzione di un fondo da 100 milioni per proteggere il capitale umano della società e sostenere i dipendenti in difficoltà e le loro famiglie. In Atlantia, taglio del 25% per i compensi fissi del presidente Fabio Cerchiai e dell’amministratore delegato Carlo Bertazzo da maggio fino a fine anno. Le risorse, unitamente alla raccolta fondi promossa dal management, finanzieranno la distribuzione di buoni spesa alimentari ai cittadini del Comune di Genova e progetti a favore delle famiglie dei dipendenti del Gruppo.

Le modalità

Sono solo alcuni flash che raccontano quello che sta accadendo ai compensi dei manager, executive innanzitutto, e via a scendere nella piramide. Le modalità sono diverse. Spesso, come emerge anche dai casi citati, compare l’elemento della solidarietà, sia rispetto ai propri collaboratori, sia rispetto alle emergenze da gestire. Altre volte il differimento dei bonus all’anno successivo. Altre ancora la rinuncia vera e propria al bonus e una drastica riduzione del compenso.

La survey sulle grandi società

Ma che cosa sta accadendo nelle grandi società nei prossimi mesi? Willis Towers Watson ha realizzato una ricerca sull’impatto che il Covid-19 avrà sulla revisione dei business plan, dei compensi, sulla ridefinizione degli obiettivi che consentono di aprire il cosiddetto cancelletto, ma anche sulle organizzazioni e sui talenti. La società ha realizzato un’indagine su un campione di cui fanno parte 55 grandi aziende: il 44% sono quotate e il 56% no. Le multinazionali sono il 75%.

Segno meno per un’impresa su 2

Innanzitutto va detto che due aziende su tre prevedono un impatto negativo nei prossimi 6 e 12 mesi: a 6 mesi quasi la metà delle imprese (il 46%) parla di considerevole impatto negativo. La percentuale scende al 26% a 12 mesi. Se invece si considerano i 12 mesi successivi la percentuale di chi vede nero scende al 3%, il 9% parla di moderato impatto negativo, il 48% di limitato impatto negativo. Chi ritiene di essere in grado di risollevarsi pienamente in un paio di anni e dice che non avrà nessun impatto a 24 mesi dall’inizio della pandermia è un terzo delle società (27%). C’è poi un 12% che parla di impatto positivo. «Siamo di fronte a un cambiamento epocale e dobbiamo trasformare tutti in un’opportunità la sfida che madre natura ci ha imposto», dice Edoardo Cesarini, amministratore delegato di Willis Towers Watson.

Obiettivi rivisti

Se cambia lo scenario, gli obiettivi non potranno essere gli stessi. «Solo un’azienda su quattro di quelle che abbiamo intervistato prevede di non apportare modifiche agli obiettivi del business plan 2020 - spiega Cesarini -. Le altre o hanno recentemente apportato alcuni aggiustamenti come è accaduto nel 19% dei casi, o sono in fase di revisione degli obiettivi. E parliamo del 57% dei casi». In altre parole ben oltre la metà delle aziende è alle prese con una revisione degli obiettivi e questo non sarà ininfluente per il capitolo rewards e benefit.

Si riduce anche il fisso

Gli interventi arrivano a toccare anche la retribuzione fissa. È un segnale forte, inedito, anche se, per ora, riguarda solo un’azienda su dieci del campione. È mediamente questa la quota delle realtà che interverranno fino a un periodo massimo di 6 mesi sul compenso degli executive (12%), funzioni sales e business development (9%), operations (9%), staff (9%) e personale retribuito con paga oraria (3%). Per gli executive l’impatto potrà essere superiore al 20% mentre per gli altri sarà compreso tra il 10 e il 20%.

Mbo in calo

Per un’azienda su due l’attuale situazione avrà un impatto negativo sul sistema Mbo: nel caso degli executives lo dice il 47% delle società, nel caso dei non executives il 46%. Per l’11%, in un caso e nell’altro, la risposta è no. Quello che emerge è anche che il 40% delle aziende è in ritardo nella definizione degli obiettivi a livello di gruppo e il 35% sta cambiando le metriche. Un terzo delle aziende (30%) parla di mantenimento degli obiettivi già approvati e valutazione discrezionale in fase di consuntivazione. Il 26% ipotizza la riduzione degli obiettivi.

Incentivi di lungo periodo stabili

Per i sistemi di incentivazione di lungo periodo, solo il 20% delle aziende dichiara che il Covid -19 ne sta influenzando il disegno. Sul sistema dei sales incentive il 42% delle aziende non prevede alcun aggiustamento, il 29% parla di aggiustamenti e modifiche di tipo discrezionale e il 27% di aggiustamenti e modifiche apportati agli obiettivi.

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