Contrattazione

Contratti, costi, tempi: istruzioni per l’uso della sanatoria colf

di Valentina Melis

Stipulare con il lavoratore extracomunitario un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a termine, con retribuzione di almeno 459 euro mensili, che equivalgono a circa 20 ore di lavoro settimanali. Sono alcune condizioni per accedere alla sanatoria di colf, badanti e baby sitter straniere senza permesso di soggiorno valido prevista dal decreto legge Rilancio (Dl 34/2010, articolo 103).

La sanatoria, in realtà, è aperta anche a regolarizzare il lavoro di cittadini italiani o comunitari e si estende al personale agricolo. Tuttavia, si stima che il maggiore appeal sia per gli extracomunitari impiegati nelle famiglie: potenzialmente 200mila persone. Concentriamoci, dunque, sulle regole previste per loro. Proprio oggi, 8 giugno, gli sportelli unici per l’Immigrazione dovrebbero cominciare a esaminare le domande per gli stranieri extra Ue inviate dal 1° giugno. Le richieste di emersione possono essere presentate fino alle 22 di mercoledì 15 luglio. Le regole sono dettate dal Dl 34/2020, che è all’esame della Camera per la conversione in legge, e dal ministero dell’Interno (con il decreto del 27 maggio 2020 e con due circolari del 30 maggio).

L’assunzione di extra Ue senza permesso

Il primo canale che consente al lavoratore domestico extracomunitario di ottenere un permesso di soggiorno è essere assunto da un datore italiano, comunitario o straniero con permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo. Chi assume deve avere un reddito di 20mila euro (per una persona sola) e 27mila euro per una famiglia di più soggetti. La richiesta si presenta tramite il sito del ministero dell’Interno (nullaostalavoro.dlci.interno.it) e serve l’identità digitale (Spid).

I cittadini stranieri interessati devono poter dimostrare la loro presenza in Italia all’8 marzo, altrimenti non potranno essere regolarizzati. Come prova valgono documenti rilasciati da organismi pubblici (come i certificati medici), o biglietti di viaggio, o l’acquisto di una tessera telefonica italiana (si veda anche il servizio qui sotto). Il datore deve versare 500 euro di contributo forfettario (tramite F24) e un contributo per retribuzioni e contributi pregressi (non ancora definito) se dichiara che il rapporto non è nuovo ma era già in corso. Il che rende quasi certo che tutti preferiranno dichiarare un “nuovo” rapporto di lavoro .

Dopo la presentazione della domanda, il sistema informatico genera per il datore la ricevuta con la data dell’invio e un codice di identificazione. Con la copia di questa dichiarazione, il lavoratore straniero può soggiornare in Italia e lavorare. La procedura si completerà, dopo le verifiche dell’amministrazione, con la convocazione del datore e del lavoratore allo Sportello unico per l’immigrazione, per sottoscrivere il contratto di soggiorno.

Non è prevista una durata minima del contratto di lavoro. Può essere a tempo indeterminato o a tempo determinato, purché - come detto - con retribuzione mensile non inferiore all’importo dell’assegno sociale (459,83 euro per il 2020). La cessazione del rapporto di lavoro non comporta l’esclusione del cittadino straniero dalla sanatoria: potrà ottenere un permesso per attesa occupazione. Questo potrebbe indurre comportamenti non proprio limpidi: tipo assunzioni brevissime e ritorno al “nero”, oppure - come certamente avverrà - contratti come colf che lasceranno poi il posto ad altri tipi di lavoro ora esclusi dalla sanatoria, che è limitata a lavoro domestico e agricolo.

Il permesso temporaneo chiesto dallo straniero

Il secondo canale di emersione per il lavoratore extraUe è chiedere in prima persona un permesso di soggiorno di sei mesi, valido solo in Italia. Questo documento può essere convertito in un permesso per motivi di lavoro, se entro i sei mesi il titolare trova un impiego nel settore agricolo o domestico.

Per questo canale ci sono però due condizioni:

il cittadino extra Ue deve avere un permesso di soggiorno scaduto «dal 31 ottobre 2019» (la norma non è chiara, perché potrebbe riferirsi sia ai permessi scaduti fino al 31 ottobre, sia a quelli scaduti a partire dal 31 ottobre);

deve poter dimostrare di aver lavorato regolarmente in Italia nel settore agricolo o domestico prima del 31 ottobre 2019, portando prove come il contratto di assunzione o i cedolini paga o i bollettini dei contributi versati dal datore.

Inoltre, deve sempre dimostrare la presenza in Italia all’8 marzo. La domanda va presentata alle Poste, che la inoltreranno alle Questure. La ricevuta consentirà al cittadino straniero di soggiornare e di lavorare in Italia, fino al termine della procedura.

Le due vie per il permesso di soggiorno

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