Contrattazione

I candidati in agenzia? Sì, ma il contratto è 100% online

di Cristina Casadei

«Ora stiamo cercando di interpretare i segnali del mercato, per compiere previsioni sul prossimo semestre. Non facile perché la situazione è fluida e l’andamento dipenderà da come si consolideranno le abitudini dei consumatori». Guardando al futuro, l’amministratore delegato di Randstad, Marco Ceresa, fa i conti con quel misto di cambiamento delle nostre vite e con l’incertezza del mercato che, al momento, sono i segnali più visibili lasciati dalla pandemia. Ovviamente dopo i pesanti segni meno sui fatturati e l’ondata di cassa integrazione che ha investito anche i lavoratori in somministrazione (anticipata dalle agenzie stesse, si veda altro articolo in pagina).

Il racconto dei settori

Nel nostro viaggio con cui, in queste settimane e nelle prossime, raccontiamo le opportunità del lavoro, (iniziato con la logistica il 3 giugno e proseguito il 10 giugno con il credito e il 17 con la farmaceutica) siamo arrivati alla tappa delle agenzie che, da sempre, vengono considerate il miglior termometro per fare previsioni su questo mercato e aiutano a capirne le tendenze. Abbiamo sentito alcuni tra i maggiori player nel nostro paese, da Manpower, ad Adecco, Randstad, Gi group e Umana.

Assunzione 100% online

Emergono molti cambiamenti rispetto al passato e un avviso su tutti ai candidati: «Oggi nessuna azienda punterebbe su una risorsa impreparata dal punto di vista delle digital skills. Proprio per questo motivo è nata l’idea di lavorare alla realizzazione di un piano di formazione sulla digitalizzazione che prevede un milione di ore per 17.000 professionisti nel corso del triennio 2020-2022», racconta Massimiliano Medri, managing director Adecco workforce solutions. L’altra faccia della svolta digitale è poi nella ricerca che può fare l’intero percorso, fino alla firma del contratto di assunzione, da remoto: «Da fine febbraio oltre 10mila assunzioni sono state effettuate tutte online, firma del contratto compresa», dice Medri.

Il crollo del primo semestre

In termini di fatturato, il primo semestre si archivia con cali che superano il 20%. Le richieste in forte crescita arrivate da sanità, farmaceutica, alimentare e supermercati non sono riuscite a compensare il crollo del manifatturiero - a cominciare dall’automotive-, del turismo e del canale horeca (hotellerie, restaurant, cafè). Nelle ultime settimane, però, cominciano ad arrivare timidi segnali di ripresa e nelle agenzie si lavora per fare un bilancio delle trasformazioni degli ultimi mesi. Vediamo.

Profili professional in sofferenza

A soffrire maggiormente sono «i profili professional - osserva Zoltan Daghero, managing director di Gi group -. A un maggior grado di professionalità è corrisposta una minor sofferenza. Dove invece la professionalità è più generica l’impatto è stato maggiore. I settori come l’It stanno già dando segnali di ripresa e cresceranno nella chiusura d’anno». Un trend trascinato anche dalle nuove modalità di lavoro, soprattutto da remoto. Secondo Riccardo Barberis, amministratore delegato di Manpower, «le professioni e le competenze richieste dal mercato sono destinate a cambiare per sempre con la forte accelerazione della digital transformation e nuovi modelli di organizzazione, in cui le competenze digitali, sempre più richieste, e di smart working diventeranno una dimensione strutturale del lavoro».

I timidi segnali

Per Umana, la contrazione del 20% del fatturato del primo semestre, legata all’emergenza Covid-19, come spiega il presidente, Maria Raffaella Caprioglio, «tenderà ad assorbirsi, seppur gradualmente, nel secondo semestre, salvo, ovviamente, nuove crisi sempre legate alla pandemia. Lavoriamo per tornare in pareggio e in linea con le nostre consuete performance. Per ora i segnali che guardano alla normalizzazione e alla ripresa delle attività, seppur ancora timidi, cominciano ad arrivare». In Randstad questi timidi segnali riguardano il fatto che il metalmeccanico si sta riprendendo, il farmaceutico, sempre attivo, si avvia alla crescita, l’agricoltura chiede molte persone, il turismo, che è fermo nelle grandi città, dà però i primi segnali di risveglio al mare e in montagna. Dalla scorsa settimana c’è stato un aumento dei lavoratori attivi e, da settembre, dice Ceresa «auspichiamo ci siano sorprese positive. Se i segnali di ripartenza saranno confermati, per fine anno potremmo avere un numero di lavoratori in linea con il 2019: abbiamo il dovere di essere ottimisti, la voglia di lavorare e la flessibilità ci porteranno fuori da questa crisi».

Previsioni deboli

I dati del mercato del lavoro tuttavia restano deboli. Barberis di Manpower, ricorda che «le previsioni del Meos dei prossimi 3 mesi in due aree, Nord Ovest e Sud-Isole registrano il dato più basso degli ultimi 6 anni, mentre nel centro Italia e nel Nord Est il dato è il più basso degli ultimi 4 anni. In generale per il secondo semestre del 2020 sul fronte dell’occupazione, le assunzioni per il terzo trimestre sono previste in calo del 5%».

Il boom dell’e-commerce

È un bilancino dove è molto difficile capire come si spostano i pesi e l’orientamento futuro dei settori. Daghero di Gi group, segnala il boom della logistica legata all’e-commerce: «In questo caso, essendo leader, abbiamo potuto compensare meglio dei competitor». Per il secondo semestre del 2020, i segnali dicono che logistica, medical e gdo-retail continueranno a crescere. «Ci sarà auspicabilmente una ripresa del food&beverage così come di tutta la produzione legata all’alimentare. Stanno dando segnali di ripresa anche tutti i settori che coinvolgono i profili più specializzati, come l’It e riteniamo che cresceranno nella chiusura dell’anno – dice Daghero -. D’altra parte però le conseguenze della pandemia dureranno di più per l’automotive e il manufacturing, così come per l’horeca. Le contromisure messe in atto non sono sufficienti».

Staff leasing e flessibilità

Una tendenza rilevata in questi mesi e amplificata dalla pandemia è l’esigenza di flessibilità da parte delle aziende che si accompagna alla necessità di sicurezza per i lavoratori. Medri di Adecco la riassume nel «neologismo “flexicurity”. Per questo, stiamo privilegiando l’assunzione in staff leasing, quindi a tempo indeterminato. Basti pensare che in questo momento in Italia come gruppo Adecco contiamo 17mila lavoratori assunti con questa tipologia di contratto». Una tendenza rilevata anche da Caprioglio che parla di «una crescente richiesta di contratti a tempo indeterminato (Staff Leasing) riconosciuti contratti affidabili sia per le persone sia per le aziende. Sono oltremodo contratti che ci consentono di lavorare molto sul piano formativo con il reskilling e l’upskilling delle competenze nel caso le persone si trovino in disponibilità. La flessibilità è, oggi più di sempre, fondamentale e si sta rivelando tale proprio in ragione delle incertezze con cui le aziende leggono il futuro».

La formazione

La pandemia ha accelerato una serie di trend che erano già in atto e sui quali le agenzie stavano lavorando da tempo per offrire soluzioni sempre all’avanguardia. «A fronte dell’evoluzione del mercato del lavoro tra digital disruption e gig economy, la formazione e il concetto di occupabilità rappresentavano le due facce della nostra strategia di trasformazione e riteniamo che siano anche due dei pilastri su cui fondare la ripartenza dell’economia italiana - osserva Medri -. In un mercato in costante evoluzione, siamo convinti che l’attenzione debba spostarsi dalla mera disponibilità di un impiego al lavoratore in sé e alla sua potenzialità di essere occupabile, ossia la sua occupabilità. Poiché lo scenario di competenze di riferimento cambia in continuazione, assistiamo a una forte necessità di upskilling e reskilling della forza lavoro per stare al passo con i tempi».

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