Contrattazione

Rilancio, i deputati sforano il budget

di Marco Mobili

Il decreto rilancio da oltre 55 miliardi si incaglia su un “buco” da circa 60 milioni di euro. Nel convulso rush finale dell’approvazione in commissione Bilancio di venerdì sera, dove come raramente è accaduto in Parlamento non sono stati approvati gli emendamenti sottoscritti dai tre relatori Melilli (Pd), Marattin (Iv) e Misiti (M5S), la maggioranza con tanto di parere favorevole di Governo e relatori ha approvato un emendamento al bonus ricerca di fatto però scoperto per circa 60 milioni. E non è stato il solo correttivo approvato senza le necessarie risorse. Alla luce della «dettagliata» nota di osservazioni preparata dalla Ragioneria il relatore Luigi Marattin al termine della discussione generale in Aula, ha chiesto all’assemblea di Montecitorio di proseguire l’esame del Dl ad oggi così da «consentire al comitato dei nove di circoscrivere gli interventi necessari».

Cambia così in corsa l’iter del provvedimento con uno slittamento della fiducia che il Governo sarà pronto a chiedere non appena sarà ultimato il lavoro del Comitato dei nove (è convocato per le ore 9 di oggi) e il testo avrà fatto di nuovo ritorno in commissione Bilancio, se necessario, per verificare il rispetto dell’articolo 81 della Costituzione. Salvo deroghe delle opposizioni il voto di fiducia non arriverà, dunque, prima di mercoledì e quello finale su testo e ordini del giorno giovedì 9 luglio. In questo modo ai senatori non resteranno che 9 giorni per l’esame finale del provvedimento (scade il 18 luglio), o meglio per una ratifica delle circa 200 modifiche, per lo più microsettoriali, apportate dai colleghi deputati capaci, vista la lunga e dettagliata nota della ragioneria sulle mancate coperture, di sforare il budget di 800 milioni che il Governo ha messo a disposizione a metà maggio per emendare il “Rilancio”.

Le criticità del correttivo della discordia erano note a tutti al momento del voto, ma l’esigenza di incassare il via libera della Commissione entro venerdì scorso e quello dell’aula di Montecitorio tra domani e giovedì, alla fine hanno prevalso obbligando però il Governo a questo nuovo pit stop.

Ma cosa dispone l’emendamento bocciato dalla ragioneria firmato dal deputato dio Forza Italia Nevi? Con un piccolo ritocco all’articolo 244 del Dl si prevede l’estensione della maggiorazione del credito d’imposta ricerca e sviluppo alle imprese che operano nelle regioni Lazio, Marche e Umbria, colpite dagli eventi sismici del 24 agosto, del 26 e del 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017. Il tutto facendo crescere i costi per lo Stato di oltre 57 milioni di euro.

Con l’ulteriore paradosso che il correttivo dell’opposizione in tema di territori colpiti dal sisma anche se privo di coperture era passato in Commissione e solo ora è stato bloccato dalla Ragioneria, mentre il pacchetto messo a punto dalla maggioranza con i relatori sulla ricostruzione dei territori colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016-2017 è rimasto nei cassetti senza andare al voto.

Ma quella di Nevi non è la sola norma in discussione e priva di adeguata copertura. I fondi per la città di Padova, ad esempio, sono stati autorizzati dal Governo per una somma pari a un milione di euro, mentre nell’emendamento approvato dalla commissione e contestato dalla Ragioneria il finanziamento è lievitato fino 5 milioni.

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