Contrattazione

Metalmeccanici, stop al tavolo contrattuale sul nodo degli aumenti

di Giorgio Pogliotti

Sul nodo degli aumenti salariali dopo il “muro contro muro” tra sindacati e imprese si interrompe il tavolo sul rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Ieri durante la trattativa sono emerse le grandi distanze tra le parti, Fiom, Fim e Uilm hanno proclamato lo stato di agitazione, con assemblee nei luoghi di lavoro, il blocco di straordinari e flessibilità, preannunciato da alcuni scioperi che si sono svolti nella mattinata nelle aziende piemontesi. A quel punto Federmeccanica e Assistal hanno sostenuto che in presenza di uno stato d’agitazione il confronto non sarebbe potuto proseguire; sono così stati annullati gli appuntamenti in calendario per oggi, per il 14 e il 15 ottobre.

Nel merito, per il triennio 2020-2022 la piattaforma unitaria di Fiom, Fim e Uilm prevede un incremento dei minimi retributivi dell’8% a regime, pari ad un aumento mediano delle retribuzioni di 156 euro giudicato «insostenibile» dalle imprese, soprattutto nell’attuale contesto di crisi che non ha precedenti.

I sindacati chiedono anche di aumentare di 700 euro annui l’importo dell’elemento perequativo, destinato ai lavoratori delle aziende in cui non si fa contrattazione di secondo livello. «Siamo pronti, nonostante le divergenze che sono ampie, a riprendere il dialogo con i sindacati sul rinnovo del contratto ma non con uno stato di agitazione in corso - sostiene il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi-. Siamo disponibili ad adeguare i minimi, agganciando il salario all’inflazione, e a distribuire la ricchezza laddove viene prodotta con la contrattazione aziendale, attraverso il premio di risultato che oggi coinvolge il 70% dei lavoratori e va diffusa ulteriormente per coprire la totalità dei lavoratori».

Un’impostazione, quella di Federmeccanica e Assistal, giudicata «inaccettabile» dalla leader della Fiom-Cgil, Francesca Re David perché «di fatto rigetta gli elementi fondamentali della piattaforma, a partire dalla richiesta dell’aumento salariale sui minimi».

Dopo 11 mesi di negoziato e 13 incontri, dunque, il tavolo è saltato. Il numero uno della Fim-Cisl Roberto Benaglia (fim) giudica «grave che Federmeccanica abbia chiuso a ipotesi di vera trattativa in tema di aumenti salariali, abbiamo chiesto di avere proposte scritte e di rispondere ad un’esigenza di incremento dei salari reali posta nella piattaforma». Benaglia riconosce, tuttavia, che «non possiamo solo occuparci di minimi, il tema del salario è più ampio e complesso.

È positiva la disponibilità di Federmeccanica a ragionare su come estendere il secondo livello di contrattazione, ma vanno trovate soluzioni sostenibili dentro il contratto». Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella è «irricevibile la proposta di Federmeccanica e Assistal di rinnovare il contratto prevedendo l’aumento dei minimi salariali legati solo all’IPca, ovvero 40 euro complessivo nei prossimi tre anni». Il presidente di Assistal, Angelo Carlini conferma l’obiettivo di «definire un contratto che sia legato al momento complicato per le nostre imprese».

Acque agitate anche su altri due fronti: domani è in programma uno sciopero di 4 ore nell’industria alimentare, nell’ambito dello stato di agitazione iniziato il 24 agosto nelle imprese del settore che non hanno aderito al Ccnl 2019-2023 siglato il 31 luglio tra Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e Unionfood, Ancit e AssoBirra (3 delle 13 associazioni di Federalimentare), mentre prosegue la mobilitazione per il contratto nazionale multiservizi atteso da 7 anni, con la manifestazione a Roma del 21 ottobre.

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