Contrattazione

La docente: «Al blocco dei licenziamenti preferire le politiche attive»

di Claudio Tucci

«La proroga del blocco dei licenziamenti è un errore. Essa è la prova della endemica carenza di un sistema rodato ed efficiente di politiche attive nel nostro Paese - ha sottolineato Lucia Valente, ordinario di diritto del Lavoro all’università la Sapienza di Roma, e un passato recente da assessore al Lavoro della regione Lazio, giunta Zingaretti -. Se il blocco dei licenziamenti era giustificato nel lock down, averlo prorogato alla ripresa delle attività senza pensare invece a un piano nazionale di riqualificazione dei cassaintegrati a rischio di licenziamento è stato ed è un gravissimo sbaglio».

Professoressa, è questo l’equivoco oggi del mercato del lavoro, che offre solo sussidi…

Sono circa otto mesi che una parte rilevantissima di lavoratori sono tenuti a casa assistiti da politiche passive. A nessuna di queste persone è stata offerta una politica attiva. Sarebbe stato necessario sfruttare meglio questo periodo di sospensione per preparare le persone ad affrontare licenziamenti purtroppo inevitabili che, quando arriveranno, troveranno tutti impreparati.

Il primo governo Conte ha anche limitato l’assegno di ricollocazione ai soli percettori di Rdc. Una mossa miope?

Un altro errore clamoroso. In questo anno e mezzo abbiamo visto che la quasi totalità dei percettori del reddito di cittadinanza non ha mai lavorato o sono disoccupati di lunghissima durata. Per loro l’assegno di ricollocazione è un’arma spuntata. La misura è invece utilissima per i disoccupati che finiscono in Naspi, visto che hanno un contatto più fresco con il mondo del lavoro e hanno perciò maggiori chance di rientrarvi. Ecco, in quest’ottica, chiedo al governo di ripristinare subito, e obbligatoriamente, l’assegno di ricollocazione per i disoccupati in Naspi. C’è poi una parola magica, quasi dimenticata: «condizionalità». Non è pensabile che i lavoratori in cassa integrazione possano rifiutare un’offerta di lavoro congrua qualora aderiscano ad accordi di ricollocazione. Oggi il meccanismo è perverso: sommando cig e Naspi, con deroghe e proroghe, si arriva a 4/5 anni di sussidio pressocché ininterrotto, senza che si spenda un euro per formazione e riqualificazione.

E cco, la formazione professionale. È fondamentale, ma spesso trascurata...

La verità, triste, è che dopo il referendum costituzionale del 2016, ogni regione sta andando in ordine sparso, e sui Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, non c’è uniformità. Anche qui, ahimé, si è perso troppo tempo. Bisogna sviluppare nuove competenze, garantire una adeguata riqualificazione tecnico-professionale e preparare i lavoratori all’impatto con il mercato del lavoro offrendo loro, mi ripeto, un assegno di ricollocazione in costanza di rapporto. Tutto questo, a mio avviso, più che sussidi e blocchi ai licenziamenti destinati prima o poi a finire, rappresenta un servizio utile a garantire quel diritto al lavoro, che secondo l’articolo 4 della Costituzione è compito della Repubblica assicurare a ogni cittadino.

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