Contrattazione

Pa, sullo smart working modello in 4 mosse per il nuovo piano

di Gianluca Bertagna, Davide D’Alfonso

Nuovo intervento del dipartimento della Funzione Pubblica sulla via del Pola. Sul sito governativo, in rapida successione rispetto alle Linee Guida del decreto del 9 dicembre, sono ora disponibili alcuni modelli che intendono guidare gli enti nella redazione del Piano organizzativo per il lavoro agile. I template, così li definisce lo stesso dipartimento, sono disponibili in due versioni, «ordinaria» e «semplificata». Con un grado di dettaglio leggermente diverso i due file non differiscono però nella sostanza dei temi proposti.

Atteso l’inquadramento del Pola entro il Piano della Performance, il documento è rinvenibile nel Portale della Performance, al link performance.gov.it/template-pola, ed è suddiviso in quattro sezioni, ciascuna destinata a trattare uno dei profili utili alla sua redazione.

La prima sezione focalizza il punto di partenza della creazione del Piano: qui l’amministrazione è chiamata a descrivere le attuali condizioni di implementazione e sviluppo del lavoro agile, «anche utilizzando dati numerici». La gestione emergenziale dello smart working ha prodotto nella Pa risultati applicativi che debbono essere, secondo l’impulso ministeriale, organizzati, consolidati e incrementati. Quali e quante attività, con quali mezzi, in quali percentuali: questi alcuni elementi utili a descrivere lo status quo. Dallo schizzo di ciò che è, nasce il quadro di ciò che sarà.

La sezione successiva, di tenore programmatico, tratta le scelte organizzative che l’amministrazione vuole intraprendere per promuovere l’ampliamento dello smart working. Ricordato l’obiettivo, che almeno il 60% dei dipendenti che ne facciano richiesta possa avvalersi dello strumento, la sezione è destinata a profilare le scelte che consentiranno di centrarlo. Tra queste l’allargamento delle attività «smartabili», frettolosamente individuate, talvolta, nel contesto emergenziale e influenzabili in senso positivo dai futuri ammodernamenti tecnologici e organizzativi che ciascuna Pa adotterà; oltre naturalmente alle scelte logistiche (quali l’individuazione di spazi di co-working). La sezione ipotizza l’aggiunta di alcuni allegati al documento, in «formato elettronico accessibile»: la mappatura delle attività (correlata alla progressiva digitalizzazione dei processi), e, nella versione più articolata, il piano formativo per dirigenti e non.

La terza sezione chiede di individuare i soggetti responsabili dell’implementazione dello smart working presso l’amministrazione, secondo i diversi profili coinvolti. È noto quanto il successo del lavoro agile dipenda dalla capacità dei dirigenti di cogliere la portata del cambiamento, di farsene promotori e, perciò, dalla loro responsabilizzazione verso l’obiettivo. In modo più o meno dettagliato a seconda della versione del template, si annunciano allora i giocatori in campo: innanzitutto gli stessi dirigenti (con particolare riferimento ai responsabili delle risorse umane), poi i Comitati unici di garanzia, gli Organismi indipendenti di valutazione e naturalmente i Responsabili della transizione al digitale.

La quarta e ultima sezione entra nel dettaglio del programma di sviluppo dello smart working. Il template rammenta che «la scelta sulla progressività e sulla gradualità dello sviluppo del lavoro agile è rimessa all’amministrazione», rinviando però, negli schemi tabellari proposti, all’orizzonte triennale descritto dalle Linee Guida. Come a dire che ciascuno è libero di arrivare al risultato pieno anche prima.

Enfasi sulla necessità di partire da una “fotografia” accurata della linea di base e dalla definizione a monte dei livelli attesi nei diversi indicatori che l’amministrazione avrà scelto per misurare le condizioni abilitanti del lavoro agile, il grado di implementazione e i riflessi sulla performance organizzativa. Trovano spazio infine le ricadute dello smart working in termini di impatto sociale, ambientale, economico e interno. Il tutto seguendo il binario dei tre step del programma di sviluppo, associati a una delle tre annualità 2021/2023: avvio, sviluppo intermedio, sviluppo avanzato.

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