Contrattazione

Somministrazione, accordi riattivati al 60% dei lavoratori

di Claudio Tucci

A 30 giorni dalla scadenza del contratto, il 60% dei lavoratori in somministrazione ha avuto una nuova “attivazione”, la percentuale più alta tra tutte le forme di impiego flessibile. Lo stesso contratto a termine alle dirette dipendenze dell’azienda ha visto invece, nello stesso periodo 2015-2019, una nuova attivazione per il 30% delle persone. Cosa significa? Che nonostante le difficoltà che hanno colpito anche la somministrazione, i lavoratori tramite Agenzia hanno resistito meglio; a dimostrazione del ruolo centrale delle Apl nel favorire «il miglior contemperamento tra esigenze di continuità della persona e di flessibilità delle imprese», ha sintetizzato Alessandro Ramazza, confermato ieri alla guida di Assolavoro (rappresenta l’85% del settore), assieme a tutto il gruppo dirigente.

La fotografia scattata dalla ricerca curata dal dipartimento di Economia dell’università di Roma Tre, e illustrata dal prorettore, la giuslavorista Silvia Ciucciovino, ha evidenziato, pure, come il contratto di somministrazione sia un importante canale di accesso al lavoro per i giovani, visto che la classe d’età fino a 24 anni è la più numerosa e rappresenta il 20% della domanda giovanile a tempo.

Il punto è che da luglio 2018, con la reintroduzione delle causali per effetto del decreto Dignità, l’occupazione a termine è letteralmente crollata; di qui l’appello del presidente Ramazza a prorogare le deroghe al dl 87 «almeno per l’intero 2021». La proposta ha raccolto subito consensi: «Nell’incertezza della ripresa - ha detto la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi - va sostenuta anche l’occupazione a tempo determinato che è la forma più tutelata tra i rapporti di lavoro flessibili, togliendo la rigidità delle causali e l’aggravio dello 0,5% su ogni rinnovo». Anche la presidente della commissione Lavoro della Camera, Debora Serracchiani (Pd) è favorevole a derogare al decreto Dignità per tutto il 2021, altrimenti, ha spiegato, «si rischia di creare maggiori difficoltà ai lavoratori più fragili». Sulla stessa lunghezza d’onda il responsabile Lavoro della Lega, ed ex sottosegretario, Claudio Durigon, che chiede, senza mezzi termini, il «superamento del dl 87» per restituire appeal ai contratti a termine.

Altra priorità sono le nuove politiche attive, che per il presidente Ramazza «possono fare la differenza se rientrano in una cornice nazionale univoca, puntano al risultato, cioè all’ingresso o al reinserimento delle persone, prevedono una virtuosa interazione tra pubblico e privato, con una misurazione delle performance e un riconoscimento del valore anche dei servizi effettuati per favorire l’occupabilità». Qui a essere d’accordo è la neo coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro, Alessandra Nardini: «L’asse pubblico-privato è fondamentale, e va rafforzato».

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