Previdenza

Il risparmio previdenziale non va dilapidato

di Maria Carla De Cesari


Nella scommessa sulle pensioni l'accento finora è stato posto sulle variabili demografica e reddittuale.

Nel 1995, quando si stabilì la remunerazione dei depositi di contributi in base alla media quinquennale del Pil era fuori dal nostro orizzonte la probabilità che la ricchezza del Paese subisse per anni un andamento negativo, tanto da intaccare quanto versato. Certo, si può obiettare che nell'arco di una carriera lavorativa lunga oltre 40 anni i segmenti in rosso possono essere bilanciati da una serie di rendimenti positivi.

Eppure, la questione non potrà essere elusa. È impensabile che il risparmio previdenziale di primo pilastro possa subire tagli, visto che anche i fondi pensione si premurano, con contratti assicurativi, di garantire un rendimento.

In questo senso un monito è stato lanciato dal Consiglio di Stato che ha consentito alle Casse private (sentenza 3859/14) di remunerare i contributi oltre il Pil.

Lo Stato deve tutelare il risparmio previdenziale, nel rispetto dei vincoli finanziari.

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