Previdenza

Autonomia dai confini incerti

di Maria Carla De Cesari

Una doppia morsa per le Casse di previdenza. Da un lato , l'aumento del prelievo sui rendimenti di quanto investito; dall'altra un'autonomia regolamentare che è continuamente rintuzzata dalla Cassazione. Tutto questo determina una strada molto stretta per le Casse dei professionisti soprattutto nel garantire assegni adeguati a chi è ancora lontano dalla pensione e sostenibilità a lunga durata dei bilanci. La tassazione dei rendimenti al 26% e l'aleatorietà del credito d'imposta “riparatore”, per di più subordinato a determinati investimenti, comporteranno una restrizione nelle disponibilità delle Casse e nei patrimoni, che sono a garanzia delle pensioni e “certificano” la sostenibilità. D'altro lato l'impossibilità di agire sulle pensioni in pagamento comporta la redistribuzione dei sacrifici solo sull'universo dei professionisti attivi. La crisi economica, con il calo continuo dei redditi, complica ancora di più il quadro.La via d'uscita è molto stretta e passa, probabilmente, da un nuovo patto tra Stato e Casse di previdenza, attraverso il quale vengano riscritti i confini dell'autonomia regolamentare, organizzativa e dei controlli. Nuovi poteri regolatori devono certamente avere dei contrappesi. Sta però al Pubblico e alle Casse avere lungimiranza ed equità; le difficoltà di alcune realtà e le situazioni incresciose di questi mesi, sul fronte degli investimenti, vanno affrontate a viso aperto. Non si può giocare con il futuro dei professionisti.

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